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che quello che non s'è inteso, o io non ho saputo dire così alla prima, |
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sia per ogni modo manifesto. E se quello che una volta si è |
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detto è talora stato in altro luogo replicato, di ciò due sono state le |
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cagioni: l'avere così richiesto la materia di cui si tratta, e l'avere io, |
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nel tempo che ho rifatta e si è l'opera ristampata, interrotto più d'una |
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fiata per ispazio non dico di giorni, ma di mesi, lo scrivere, o per |
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viaggi o per soprabondanti fatiche, opere di pitture, disegni e fabri- |
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che: sanzaché a un par mio (il confesso liberamente) è quasi impossi- |
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bile guardarsi da tutti gl'errori. |
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A coloro ai quali paresse che io avessi alcuni, o vecchi o moderni, |
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troppo lodato, e che, facendo comparazione da essi vecchi a quelli |
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di questa età, se ne ridessero, non so che altro mi rispondere, se non |
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che intendo avere sempre lodato non semplicemente, ma, come s'usa |
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dire, secondo che, et avuto rispetto ai luoghi, tempi et altre somiglian- |
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ti circostanze. E nel vero, comeché Giotto fusse, poniam caso, ne' |
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suoi tempi lodatissimo, non so quello che di lui e d'altri antichi si |
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fusse detto, s'e' fussi stato al tempo del Buonarruoto: oltre che gl'uo- |
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mini di questo secolo, il quale è nel colmo della perfezzione, non sa- |
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rebbono nel grado che sono, se quelli non fussero prima stati tali e |
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quel che furono innanzi a noi. Et insomma credasi che quello che ho |
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fatto in lodare o biasimare, non l'ho fatto malagevolmente, ma solo |
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per dire il vero, o quello che ho creduto che vero sia. Ma non si può |
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sempre aver in mano la bilancia dell'orefice: e chi ha provato che cosa |
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è lo scrivere, e massimamente dove si hanno a fare comparazioni, che |
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sono di loro natura odiose, o dar giudizio, mi averà per iscusato. |
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E ben so io quante sieno le fatiche, i disagi e i danari che ho speso |
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in molti anni dietro a quest'opera. E sono state tali e tante le diffi- |
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cultà che ci ho trovate, che più volte me ne sarei giù tolto per disperazione, |