Volume 6

Edizione Giuntina
    essendo il detto don Miniato Pitti fatto non so se abbate o priore di
    Santa Anna, monasterio di Monte Oliveto in quel di Siena, mandò
    per me; e così feci a lui et all'Albenga, loro Generale, alcuni quadri et
    altre pitture. Poi, essendo il medesimo fatto abbate di San Bernardo
5   d'Arezzo, gli feci nel poggiuolo dell'organo, in due quadri a olio,
    Iobbe e Moisè. Per che, piaciuta a que' monaci l'opera, mi feciono
    fare innanzi alla porta principale della chiesa, nella volta e facciate
    d'un portico, alcune pitture a fresco, cioè i quattro Evangelisti con
    Dio Padre nella volta et alcun'altre figure grandi quanto il vivo: nelle
10   quali, se bene, come giovane poco sperto, non feci tutto che arebbe
    fatto un più pratico, feci nondimeno quello che io seppi e cosa che
    non dispiacque a que' Padri, avuto rispetto alla mia poca età e spe-
    rienza.
    Ma non sì tosto ebbi compiuta quell'opera, che passando il cardi-
15   nale Ipolito de' Medici per Arezzo in poste, mi condusse a Roma a'
    suoi servigii, come s'è detto nella Vita del Salviati, là dove ebbi com-
    modità, per cortesia di quel signore, di attendere molti mesi allo studio
    del disegno. E potrei dire con verità questa commodità e lo studio di
    questo tempo essere stato il mio vero e principal maestro in questa
20   arte, se bene per innanzi mi aveano non poco giovato i sopra nomi-
    nati, e non mi s'era mai partito del cuore un ardente desiderio d'im-
    parare e uno indefesso studio di sempre disegnare giorno e notte. Mi
    furono anco di grande aiuto in que' tempi le concorrenze de' giovani
    miei eguali e compagni, che poi sono stati per lo più eccellentissimi
25   nella nostra arte. Non mi fu anco se non assai pungente stimolo il di-
    siderio della gloria et il vedere molti esser riusciti rarissimi e venuti
    a gradi et onori. Onde diceva fra me stesso alcuna volta: «Perché non
    è in mio potere con assidua fatica e studio procacciarmi delle grandez-
    ze e gradi che s'hanno acquistato tanti altri? Furono pure anch'essi
30   di carne e d'ossa come son io». Cacciato dunque da tanti e sì fieri sti-
    moli e dal bisogno che io vedeva avere di me la mia famiglia, mi di-
    sposi a non volere perdonare a niuna fatica, disagio, vigilia e stento
    per conseguire questo fine. E così propostomi nell'animo, non ri-
    mase cosa notabile allora in Roma, né poi in Fiorenza et altri luoghi
35   ove dimorai, la quale io in mia gioventù non disegnassi: e
    non solo di pitture, ma anche di sculture et architetture antiche e
    moderne; et oltre al frutto ch'io feci in disegnando la volta e cappella
    di Michelagnolo, non restò cosa di Raffaello, Pulidoro e Baldassarre
    da Siena che similmente io non disegnassi in compagnia di Francesco
40   Salviati, come già s'è detto nella sua Vita. Et acciò che avesse ciascuno
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