Volume 6

Edizione Giuntina
    il quale dopo la morte di Martino sopradetto è stato chiamato a Mes-
    sina nel luogo che là tenne già fra' Giovan Agnolo, nel qual luogo s'è
    morto; e Batista di Benedetto, giovane che ha dato saggio di dovere,
    come farà, riuscire eccellente, avendo già mostro in molte opere che
5   non è meno del detto Andrea né di qualsivogl'altro de' giovani scul-
    tori Accademici, di bell'ingegno e giudizio.
    Vincenzio de' Rossi da Fiesole scultore, anch'egli architetto et Ac-
    cademico fiorentino, è degno che in questo luogo si faccia di lui al-
    cuna memoria, oltre quello che se n'è detto nella Vita di Baccio Ban-
10   dinelli, di cui fu discepolo. Poi, dunque, che si fu partito da lui,
    diede gran saggio di sé in Roma, ancorché fusse assai giovane, nella
    statua che fece nella Ritonda d'un S. Giuseppo con Cristo fanciullo
    di dieci anni, ambidue figure fatte con buona pratica e bella maniera.
    Fece poi nella chiesa di Santa Maria della Pace due sepol-
15   ture, con i simulacri di coloro che vi son dentro, sopra le casse; e di
    fuori, nella facciata, alcuni Profeti di marmo di mezzo rilievo e grandi
    quanto il vivo, che gl'acquistarono nome di eccell[ente] scultore; onde
    gli fu poi allogata dal popolo romano la statua ch'e' fece di papa Paulo
    Quarto, che fu posta in Campidoglio, la quale condusse ottimamente.
20   Ma ebbe quell'opera poco vita, perciò che, morto quel Papa, fu rovi-
    nata e gettata per terra dalla plebaccia, che oggi quegli stessi persegui-
    ta fieramente che ieri aveva posti in cielo. Fece Vincenzio dopo la
    detta figura, in uno stesso marmo, due statue poco maggiori del vivo,
    cioè un Teseo re d'Atene che ha rapito Elena e se la tiene in braccio
25   in atto di conoscerla, con una troia sotto i piedi; delle quali figure non
    è possibile farne altre con più diligenza, studio, fatica e grazia. Per
    che andando il duca Cosimo de' Medici a Roma, et andando a vedere
    non meno le cose moderne degne d'essere vedute che l'antiche, vide,
    mostrandogliene Vincenzio, le dette statue, e le lodò sommamente, co-
30   me meritavano; onde Vincenzio, che è gentile, le donò cortesemente,
    et insieme gl'offerse, in quello potesse, l'opera sua. Ma Sua Eccellen-
    za, avendole condotte indi a non molto a Firenze nel suo palazzo de'
    Pitti, glie l'ha pagate buon pregio. Et avendo seco menato esso Vin-
    cenzio, gli diede non molto dopo a fare di marmo, in figure maggiori
35   del vivo e tutte tonde, le fatiche d'Ercole: nelle quali va spendendo il
    tempo, e già n'ha condotte a fine quando egli uccide Cacco e quando
    combatte con il Centauro. La quale tutta opera, come è di suggetto
    altissima e faticosa, così si spera debba essere per artificio eccellente
    opera, essendo Vincenzio di bellissimo ingegno, di molto giudizio, et
40   in tutte le sue cose d'importanza molto considerato.
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