Volume 6

Edizione Giuntina
    abbia fatto ancor mai. Quest'opera vedendo il Gritti, che a Tiziano
    fu sempre amicissimo, come anco al Sansovino, gli fece allogare nella
    sala del Gran Consiglio una storia grande della rotta di Chiaradadda;
    nella quale fece una battaglia e furia di soldati che combattono, men-
5   tre una terribile pioggia cade dal cielo: la quale opera, tolta tutta dal
    vivo, è tenuta la migliore di quante storie sono in questa sala e la più
    bella. Nel medesimo palazzo, a piè d'una scala, dipinse a fresco una
    Madonna.
    Avendo non molto dopo fatto a un gentiluomo da Ca' Contarini, in
10   un quadro, un bellissimo Cristo che siede a tavola con Cleofas e Luca,
    parve al gentiluomo che quella fusse opera degna di stare in publico,
    come è veramente; per che fattone, come amorevolissimo della patria
    e del publico, dono alla Signoria, fu tenuto molto tempo nelle stanze
    del Doge; ma oggi è in luogo publico e da potere essere veduta da
15   ognuno nella salotta d'oro, dinanzi alla sala del Consiglio de' Dieci,
    sopra la porta. Fece ancora, quasi ne' medesimi tempi, per la Scuola
    di Santa Maria della Carità la Nostra Donna che saglie i gradi del
    tempio, con teste d'ogni sorte ritratte dal naturale; parimente nella
    Scuola di San Fantino, in una tavoletta, un San Girolamo in peni-
20   tenza, che era dagl'artefici molto lodata; ma fu consumata dal fuoco,
    due anni sono, con tutta quella chiesa. Dicesi che l'anno 1530, essen-
    do Carlo Quinto imperatore in Bologna, fu dal cardinale Ipolito de'
    Medici Tiziano, per mezzo di Pietro Aretino, chiamato là; dove fece
    un bellissimo ritratto di Sua Maestà tutto armato, che tanto piacque,
25   che gli fece donare mille scudi: de' quali bisognò che poi desse la
    metà ad Alfonso Lombardi scultore, che avea fatto un modello per
    farlo di marmo, come si disse nella sua Vita.
    Tornato Tiziano a Vinezia, trovò che molti gentiluomini,
    i quali avevano tolto a favorire il Pordenone, lodando molto l'opere
30   da lui state fatte nel palco della sala de' Pregai et altrove, gli avevano
    fatto allogare nella chiesa di San Giovanni Elemosinario una tavo-
    letta, acciò che egli la facesse a concorrenza di Tiziano, il quale nel
    medesimo luogo aveva poco innanzi dipinto il detto San Giovanni
    Elemosinario in abito di vescovo. Ma per diligenza che in detta ta-
35   vola ponesse il Pordenone, non poté paragonare né giugnere a gran
    pezzo all'opera di Tiziano; il quale poi fece, per la chiesa di Santa
    Maria degl'Angeli a Murano, una bellissima tavola d'una Nunziata.
    Ma non volendo quelli che l'avea fatta fare spendervi cinquecento
    scudi, come ne voleva Tiziano, egli la mandò, per consiglio di messer
40   Piero Aretino, a donare al detto imperatore Carlo Quinto, che gli fece,
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