Volume 5

Edizione Giuntina
    in quanta grazia fusse del cardinale suo signore, e che era in
    luogo dove potea cavarsi la voglia di studiare, aggiugnendo: «Non
    solo mi godo di presente, ma spero ancor meglio; perciò che, oltre
    al veder te in Roma, col quale potrò come con giovane amicissimo
5   considerare e conferire le cose dell'arte, sto con speranza d'andare
    a servire il cardinale Ipolito de' Medici, dalla cui liberalità e pel favo-
    re del Papa potrò maggiori cose sperare che quelle che ho al presente;
    e per certo mi verrà fatto, se un giovane ch'e' aspetta di fuori non
    viene». Giorgio, se bene sapeva che il giovane il quale s'a-
10   spettava era egli, e che il luogo si serbava per lui, non però volle
    scoprirsi, per un certo dubbio cadutogli in animo, non forse il cardi-
    nale avesse altri per le mani, e per non dir cosa che poi fusse riuscita
    altrimenti. Aveva Giorgio portato una lettera del detto commessario
    Nerli al cardinale, la quale, in cinque dì che era stato in Roma, non
15   aveva anco presentata. Finalmente andati Giorgio e Francesco a
    palazzo, trovarono, dove è oggi la sala de' Re, messer Marco da Lodi,
    che già era stato col cardinale di Cortona, come si disse di sopra, et
    il quale allora serviva Medici. A costui fattosi incontra Giorgio, gli
    disse che aveva una lettera del commessario d'Arezzo, la quale anda-
20   va al cardinale, e che lo pregava volesse dargliele: la quale cosa men-
    tre prometteva messer Marco di far tostamente, ecco che appunto ar-
    riva quivi il cardinale. Per che fattosegli Giorgio incontra e presen-
    tata la lettera con basciargli le mani, fu ricevuto lietamente, e poco
    appresso commesso a Iacopone da Bibbiena, maestro di casa, che
25   l'accomodasse di stanze e gli desse luogo alla tavola de' paggi. Parve
    cosa strana a Francesco che Giorgio non gl'avesse conferita la cosa;
    tuttavia pensò che l'avesse fatto a buon fine e per lo migliore. Aven-
    do dunque Iacopone sopradetto dato alcune stanze a Giorgio dietro
    a Santo Spirito e vicine a Francesco, attesero tutta quella vernata
30   ambidue di compagnia, con molto profitto, alle cose dell'arte, non
    lasciando né in palazzo né in altra parte di Roma cosa alcuna notabile
    la quale non disegnassono. E perché quando il Papa era in palazzo
    non potevano così stare a disegnare, sùbito che Sua Santità cavalcava,
    come spesso faceva, alla Magliana, entravano per mezzo d'amici in
35   dette stanze a disegnare, e vi stavano dalla mattina alla sera senza
    mangiare altro che un poco di pane e quasi assiderandosi di freddo.
    Essendo poi dal cardinale Salviati ordinato a Francesco che dipi-
    gnesse a fresco nella cappella del suo palazzo, dove ogni mattina udi-
    va Messa, alcune storie della vita di San Giovanni Battista, si diede
40   Francesco a studiare ignudi di naturale, e Giorgio con esso lui, in
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