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in quanta grazia fusse del cardinale suo signore, e che era in |
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luogo dove potea cavarsi la voglia di studiare, aggiugnendo: «Non |
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solo mi godo di presente, ma spero ancor meglio; perciò che, oltre |
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al veder te in Roma, col quale potrò come con giovane amicissimo |
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considerare e conferire le cose dell'arte, sto con speranza d'andare |
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a servire il cardinale Ipolito de' Medici, dalla cui liberalità e pel favo- |
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re del Papa potrò maggiori cose sperare che quelle che ho al presente; |
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e per certo mi verrà fatto, se un giovane ch'e' aspetta di fuori non |
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viene». Giorgio, se bene sapeva che il giovane il quale s'a- |
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spettava era egli, e che il luogo si serbava per lui, non però volle |
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scoprirsi, per un certo dubbio cadutogli in animo, non forse il cardi- |
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nale avesse altri per le mani, e per non dir cosa che poi fusse riuscita |
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altrimenti. Aveva Giorgio portato una lettera del detto commessario |
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Nerli al cardinale, la quale, in cinque dì che era stato in Roma, non |
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aveva anco presentata. Finalmente andati Giorgio e Francesco a |
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palazzo, trovarono, dove è oggi la sala de' Re, messer Marco da Lodi, |
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che già era stato col cardinale di Cortona, come si disse di sopra, et |
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il quale allora serviva Medici. A costui fattosi incontra Giorgio, gli |
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disse che aveva una lettera del commessario d'Arezzo, la quale anda- |
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va al cardinale, e che lo pregava volesse dargliele: la quale cosa men- |
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tre prometteva messer Marco di far tostamente, ecco che appunto ar- |
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riva quivi il cardinale. Per che fattosegli Giorgio incontra e presen- |
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tata la lettera con basciargli le mani, fu ricevuto lietamente, e poco |
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appresso commesso a Iacopone da Bibbiena, maestro di casa, che |
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l'accomodasse di stanze e gli desse luogo alla tavola de' paggi. Parve |
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cosa strana a Francesco che Giorgio non gl'avesse conferita la cosa; |
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tuttavia pensò che l'avesse fatto a buon fine e per lo migliore. Aven- |
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do dunque Iacopone sopradetto dato alcune stanze a Giorgio dietro |
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a Santo Spirito e vicine a Francesco, attesero tutta quella vernata |
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ambidue di compagnia, con molto profitto, alle cose dell'arte, non |
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lasciando né in palazzo né in altra parte di Roma cosa alcuna notabile |
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la quale non disegnassono. E perché quando il Papa era in palazzo |
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non potevano così stare a disegnare, sùbito che Sua Santità cavalcava, |
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come spesso faceva, alla Magliana, entravano per mezzo d'amici in |
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dette stanze a disegnare, e vi stavano dalla mattina alla sera senza |
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mangiare altro che un poco di pane e quasi assiderandosi di freddo. |
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Essendo poi dal cardinale Salviati ordinato a Francesco che dipi- |
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gnesse a fresco nella cappella del suo palazzo, dove ogni mattina udi- |
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va Messa, alcune storie della vita di San Giovanni Battista, si diede |
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Francesco a studiare ignudi di naturale, e Giorgio con esso lui, in |