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VITA DI FRA' GIOVANN'AGNOLO MONTORSOLI. |
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SCULTORE |
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Nascendo a un Michele d'Agnolo da Poggibonzi, nella villa chia- |
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mata Montorsoli, lontana da Firenze tre miglia in sulla strada di |
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Bologna, dove aveva un suo podere assai grande e buono, un figliuolo |
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maschio, gli pose il nome di suo padre, cioè Angelo. Il quale fanciullo |
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crescendo et avendo, per quello che si vedeva, inclinazione al disegno, |
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fu posto dal padre, essendo a così fare consigliato dagl'amici, allo |
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scarpellino con alcuni maestri che stavano nelle cave di Fiesole, quasi |
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dirimpetto a Montorsoli; appresso ai quali continuando Angelo di |
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scarpellare in compagnia di Francesco del Tadda, allora giovinetto, |
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e d'altri, non passarono molti mesi che seppe benissimo maneggiare i |
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ferri e lavorare molte cose di quello esercizio. Avendo poi per mez- |
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zo del Tadda fatto amicizia con maestro Andrea scultore da |
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Fiesole, piacque a quello uomo in modo l'ingegno del fanciullo, che |
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postogli affezione, gli cominciò a insegnare; e così lo tenne appresso |
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di sé tre anni. Dopo il quale tempo, essendo morto Michele suo padre, |
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se n'andò Angelo in compagnia di altri giovani scarpellini alla volta |
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di Roma, dove essendosi messo a lavorare nella fabrica di San Piero, |
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intagliò alcuni di que' rosoni che sono nella maggior cornice che gira |
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dentro a quel tempio, con suo molto utile e buona provisione. Parti- |
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tosi poi di Roma, non so perché, si acconciò in Perugia con un mae- |
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stro di scarpello, che in capo a un anno gli lasciò tutto il carico de' |
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suoi lavori. Ma conoscendo Agnolo che lo stare a Perugia non faceva |
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per lui e che non imparava, pòrtasegli occasione di partire, se n'andò |
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a lavorare a Volterra nella sepoltura di messer Raffaello Maffei detto |
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il Volaterranno, nella quale, che si faceva di marmo, intagliò alcune |
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cose, che mostrarono quell'ingegno dovere fare un giorno qualche |
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buona riuscita. La quale opera finita, intendendo che Michelagnolo |
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Buonarroti metteva allora in opera i migliori intagliatori e scarpellini |
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che si trovassero nelle fabriche della Sagrestia e Libreria di San Lo- |
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renzo, se n'andò a Firenze; dove, messo a lavorare, nelle prime cose |
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che fece, conobbe Michelagnolo in alcuni ornamenti che quel giovi- |
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netto era di bellissimo ingegno e risoluto, e che più conduceva egli |
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solo in un giorno, che in due non facevono i maestri più pratichi e |
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vecchi; onde fece dare a lui fanciullo il medesimo salario che essi at- |
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tempati tiravano. |
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Fermandosi poi quelle fabriche l'anno 1527 per la peste e per altre |