Volume 5

Edizione Giuntina
    peggio, quell'opera, che non meritava meno di duemila scudi, gli fu
    stimata dal magistrato 500, che anco non gli furono mai pagati inte-
    ramente, ma solamente 400 per mezzo di Giulio cardinale de' Medici.
    Veggendo dunque Giovanfrancesco tanta malignità, quasi disperato, si ritirò con proposito di mai più non volere far opere per
5   magistrati, né dove avesse a dependere più che da un cittadino o al-
    tr'uomo solo. E così standosi da sé e menando vita soletaria nelle
    stanze della Sapienza a canto ai frati de' Servi, andava lavorando al-
    cune cose per non istare in ozio e passarsi tempo, consumandosi oltre
    ciò la vita e i danari dietro a cercare di congelare mercurio in compa-
10   gnia d'un altro cervello così fatto, chiamato Raffaello Baglioni.
    Dipinse Giovanfrancesco in un quadro lungo tre braccia et alto
    due una Conversione di San Paulo a olio, piena di diverse sorti ca-
    valli, sotto i soldati di esso Santo, in varie e belle attitudini e scorti;
    la quale pittura, insieme con molte altre cose di mano del medesimo,
15   è appresso gli eredi del già detto Piero Martelli, a cui la diede. In un
    quadretto dipinse una caccia piena di diversi animali, che è molto
    bizzarra e vaga pittura, la quale ha oggi Lorenzo Borghini, che la tien
    cara, come quegli che molto si diletta delle cose delle nostre arti. Lavo-
    rò di mezzo rilievo di terra, per le monache di San Luca in via di San
20   Gallo, un Cristo nell'orto che appare a Maria Madalena, il quale fu poi
    invetriato da Giovanni della Robbia e posto a un altare nella chiesa
    delle dette suore dentro a un ornamento di macigno. A Iacopo Sal-
    viati il vecchio, del quale fu amicissimo, fece in un suo palazzo sopra
    al ponte alla Badia un tondo di marmo bellissimo per la cappella,
25   dentrovi una Nostra Donna; et intorno al cortile molti tondi pieni di
    figure di terra cotta, con altri ornamenti bellissimi, che furono la
    maggior parte, anzi quasi tutti, rovinati dai soldati l'anno dell'as-
    sedio, e messo fuoco nel palazzo dalla parte contraria a' Medici. E
    perché aveva Giovanfrancesco grande affezione a questo luogo, si
30   partiva per andarvi alcuna volta di Firenze così in lucco, et uscito
    della città se lo metteva in ispalla, e pian piano, fantasticando, se n'an-
    dava tutto solo insin lassù. Et una volta fra l'altre, essendo per questa
    gita e facendogli caldo, nascose il lucco in una macchia fra certi pruni,
    e condottosi al palazzo, vi stette due giorni prima che se ne ricordasse;
35   finalmente mandando un suo uomo a cercarlo, quando vide colui aver-
    lo trovato, disse: «Il mondo è troppo buono, durerà poco». Era uomo
    Giovanfrancesco di somma bontà e amorevolissimo de' poveri, onde
    non lasciava mai partire da sé niuno sconsolato, anzi tenendo i danari
    in un paniere, o pochi o assai che n'avesse, ne dava secondo il poter
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