Volume 5

Edizione Giuntina
   
VITA DI GIOVAN FRANCESCO RUSTICHI.
   
SCULTORE E ARCHITETTO FIORENTINO
    È gran cosa ad ogni modo che tutti coloro i quali furono della scuola
    del giardino d'i Medici e favoriti del magnifico Lorenzo Vecchio,
5   furono tutti eccellentissimi. La qual cosa d'altronde non può essere
    avenuta se non dal molto anzi infinito giudizio di quel nobilissimo
    signore, vero mecenate degl'uomini virtuosi; il quale, come sapeva
    conoscere gl'ingegni e spiriti elevati, così poteva ancora e sapeva ri-
    conoscergli e premiargli. Portandosi dunque benissimo Giovanfran-
10   cesco Rustici, cittadin fiorentino, nel disegnare e fare di terra, men-
    tre era giovinetto, fu da esso magnifico Lorenzo, il quale lo conobbe
    spiritoso e di bello e buono ingegno, messo a stare, perché
    imparasse, con Andrea del Verocchio, appresso al quale stava simil-
    mente Lionardo da Vinci, giovane raro e dotato d'infinite virtù. Per
15   che piacendo al Rustico la bella maniera e i modi di Lionardo, e pa-
    rendogli che l'aria delle sue teste e le movenze delle figure fussono
    più graziose e fiere che quelle d'altri le quali avesse vedute già mai, si
    accostò a lui, imparato che ebbe a gettare di bronzo, tirare di pro-
    spettiva e lavorare di marmo, e dopo che Andrea fu andato a lavorare
20   a Vinezia. Stando adunque il Rustico con Lionardo e servendolo con
    ogni amorevole sommessione, gli pose tanto amore esso Lionardo,
    conoscendo quel giovane di buono e sincero animo e liberale, e dili-
    gente e paziente nelle fatiche dell'arte, che non faceva né più qua né
    più là di quello voleva Giovanfrancesco; il quale, perciò che, oltre al-
25   l'essere di famiglia nobile, aveva da vivere onestamente, faceva l'arte
    più per suo diletto e disiderio d'onore che per guadagnare. E per
    dirne il vero, quegl'artifici che hanno per ultimo e principale fine il
    guadagno e l'utile, e non la gloria e l'onore, rade volte, ancorché sieno
    di bello e buono ingegno, riescono eccellentissimi; senzaché il lavo-
30   rare per vivere, come fanno infiniti aggravati di povertà e di famiglia,
    et il fare non a capricci e quando a ciò sono vòlti gli animi e la volontà,
    ma per bisogno dalla mattina alla sera, è cosa non da uomini che ab-
    biano per fine la gloria e l'onore, ma da opere, come si dice, e da ma-
    novali: perciò che l'opere buone non vengon fatte senza essere prima
35   state lungamente considerate. E per questo usava di dire il Rustico,
    nell'età sua più matura, che si deve prima pensare, poi fare gli schizzi
    et appresso i disegni; e quelli fatti, lasciargli stare settimane e mesi
    senza vedergli, e poi, scelti i migliori, mettergli in opera; la qual cosa
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