Volume 5

Edizione Giuntina
   
VITA DI RIDOLFO, DAVIT E BENEDETTO
   
GRILLANDAI.
   
PITTORI FIORENTINI
    Ancorché non paia in un certo modo possibile che chi va imitan-
5   do e séguita le vestigia d'alcun uomo eccellente nelle nostre arti
    non debba divenire in gran parte a colui simile, si vede nondimeno
    che molte volte i frategli e ' figliuoli delle persone singolari non
    seguitano in ciò i loro parenti e stranamente tralignano da loro. La
    qual cosa non penso già io che avenga perché non vi sia, mediante
10   il sangue, la medesima prontezza di spirito et il medesimo ingegno,
    ma sì bene da altra cagione: cioè dai troppi agi e commodi e dall'a-
    bondanza delle facultà, che non lascia divenir molte volte gl'uomini
    solleciti agli studii et industriosi. Ma non però questa regola è così
    ferma che anco non avenga alcuna volta il contrario.
15   Davit e Benedetto Ghirlandai, se bene ebbono bonissimo ingegno
    et arebbono potuto farlo, non però seguitarono nelle cose dell'arte
    Domenico lor fratello, perciò che dopo la morte di detto lor fratello si
    sviarono dal bene operare; con ciò sia che l'uno, cioè Benedetto,
    andò lungo tempo vagabondo, e l'altro s'andò stillando il cervello
20   vanamente dietro al musaico.
    Davit adunque, il quale era stato molto amato da Domenico, e lui
    amò parimente e vivo e morto, finì dopo lui in compagnia di Bene-
    detto suo fratello molte cose cominciate da esso Domenico, e parti-
    colarmente la tavola di Santa Maria Novella all'altar maggiore, cioè
25   la parte di dietro, che oggi è verso il coro; et alcuni creati del me-
    desimo Domenico finirono la predella di figure piccole, cioè Nicolaio,
    sotto la figura di Santo Stefano, fece una Disputa di quel Santo con
    molta diligenza; e Francesco Granacci, Iacopo del Tedesco e Bene-
    detto fecero la figura di Santo Antonino arcivescovo di Fiorenza e
30   Santa Caterina da Siena; et in chiesa, in una tavola, Santa Lucia,
    con la testa d'un frate, vicino al mezzo della chiesa, con molte altre
    pitture e quadri che sono per le case de' particolari.
    Essendo poi stato Benedetto parecchi anni in Francia, dove lavorò
    [e] guadagnò assai, e' se ne tornò a Firenze con molti privilegii e doni
35   avuti da quel re in testimonio della sua virtù; e finalmente avendo
    atteso non solo alla pittura, ma anco alla milizia, si morì d'anni 50.
    E Davitte, ancora che molto disegnasse e lavorasse, non però passò
    di molto Benedetto: e ciò potette avenire dallo star troppo bene e dal
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Edizione Torrentiniana
   
David e Benedetto Ghirlandai
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Pittori Fiorentini
    Ancora ch'e' paia e strano e impossibile che chi seguita un maestro eccellente
    in qualsivoglia professione, continuando quel tale studio non divenga esso
    ancora eccellente e raro, tuttavolta e' si vede pure che i parenti, i fratelli e i
    figliuoli stessi delle persone singulari, ancora che e' si sforzino di seguitarle,
45   tralignano grandemente da quelle, e non solo non le somigliano interamen-
    te, ma né vi si appressano ancora per lungo intervallo. Della qual cosa mi
    penso io che sia la cagione non il sangue e la prontezza dello spirito che in
    essi non sia, ma i troppi agi e le facultà, nelle quali allevati coloro, diventa-
    no il contrario di quello che arebbono a riuscire; perché se eglino avessino
50   esercitato lo ingegno che elli hanno negli studii a loro necessarii, come fece
    quel primo loro, e' non è dubbio che tali sarebbono stati essi ancora quale il
    primo che elli imitarono. E di questo sono |690| tanti esempli antichi e
    moderni, che e' non accade provarlo altrimenti. E chi pure ne stessi sospeso,
    guardi David e Benedetto Ghirlandai, i quali avevano bonissimo ingegno, e
55   non fecero, se ben poterono, quello che aveva fatto Domenico loro fratello,
    perché sviati dopo la morte sua, l'uno cioè Benedetto, andò vagabondo e
    l'altro si mise a ghiribizzare il musaico. Fu David molto amato da Domenico,
    e amò esso ancora Domenico sommamente, e la morte di lui tanto gli dolse
    che, mentre di lui ragionava, sempre piangeva. Finì poi in compagnia di
60   Benedetto suo fratello molte cose cominciate da Domenico, fra le quali è la
    tavola di Santa Maria Novella a Giovanni Tornabuoni, da la parte di die-
    tro, dove è la Resurressione di Cristo; e agli allevati di Domenico fece finir la
    predella che è sotto la figura del Santo Stefano, nella quale è una disputa di
    figure piccole, dipinta di man di Niccolaio, che per il molto studio dell'arte
65   accecò, il quale sarebbe venuto maestro veramente eccellente. Vi lavorò an-
    cora Francesco Granaccio e Iacopo del Tedesco. Così a Benedetto suo fratello
    fece fare in detta opera la figura di Santo Antonino arcivescovo di Fiorenza e
    la Santa Caterina da Siena; e in chiesa, in una tavola, una Santa Lucia
    lavorata a tempera, con la testa d'un frate, vicino al tramez[z]o della chiesa.
70   Trasferissi poi Benedetto in Francia, dove fece molti ritratti di naturale et
    altre pitture; per il che con molti danari guadagnatisi ridusse a Fiorenza, e
    ebbe dal re privilegi di potere andare inanzi e indietro per tutta la Francia
    esente d'ogni dazio o gabella, in merito e testimonio della sua virtù. Fece
    ancor l'esercizio dell'armi, sì come quello che si dilettava molto della mili-
75   zia. Morì d'anni cinquanta e fu sepolto insieme con Domenico.
    Ma David si dilettò di lavorare in musaico, e ne fece in un quadro grosso
    di noce una Madonna con alcuni Angeli intorno, per mandarla a 'l re di
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