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Santo Agostino et altri Santi, e nell'altra un Dio Padre che incorona |
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la Nostra Donna, con due Santi da piè, e nel mezzo è San Francesco |
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che riceve le stìmate; le qual due opere furono molte belle. Tornato- |
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sene poi a Firenze, fece a Bongianni Caponi una stanza in volta in |
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Fiorenza, et al medesimo ne accomodò nella villa di Montici al- |
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cun'altre; e finalmente, quando Iacopo Puntormo dipinse al duca |
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Alessandro nella villa di Careggi quella loggia di cui si è nella sua |
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Vita favellato, gl'aiutò fare la maggior parte di quegl'ornamenti di |
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grottesche et altre cose; dopo le quali si adoperò in certe cose minute, |
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delle quali non accade far menzione. |
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La somma è che Iacone spese il miglior tempo di sua vita in baie, |
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andandosene in considerazioni et in dir male di questo e di quello, |
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essendo in que' tempi ridotta in Fiorenza l'arte del disegno in una |
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compagnia di persone che più attendevano a far baie et a godere che |
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a lavorare, e lo studio de' quali era ragunarsi per le botteghe et in al- |
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tri luoghi, e quivi malignamente e con loro gerghi attendere a bia- |
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simare l'opere d'alcuni che erano eccellenti e vivevano civilmente e |
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come uomini onorati. Capi di questi erano Iacone, il Piloto |
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orefice et il Tasso legnaiuolo; ma il peggiore di tutti era Iacone, per- |
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ciò che fra l'altre sue buone parti, sempre nel suo dire mordeva |
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qualcuno di mala sorte; onde non fu gran fatto che da cotal compa- |
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gnia avessero poi col tempo, come si dirà, origine molti mali, né |
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che fusse il Piloto, per la sua mala lingua, ucciso da un giovane; |
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e perché le costoro operazioni e costumi non piacevano agl'uomini |
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da bene, erano, non dico tutti, ma una parte di loro sempre, come i |
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battilani et altri simili, a fare alle piastrelle lungo le mura, o per le |
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taverne a godere. Tornando un giorno Giorgio Vasari da Monte Oli- |
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veto, luogo fuor di Firenze, da vedere il reverendo e molto virtuoso |
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don Miniato Pitti, abate allora di quel luogo, trovò Iacone con una |
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gran parte di sua brigata in sul canto de' Medici, il quale pensò, |
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per quanto intesi poi, di volere con qualche sua cantafavola, mezzo |
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burlando e mezzo dicendo da dovero, dire qualche parola ingiuriosa |
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al detto Giorgio. Per che entrato egli così a cavallo fra loro, gli disse |
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Iacone: «Orbè, Giorgio, - disse - come va ella ?». «Va bene, Iacone |
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mio, - rispose Giorgio - io era già povero come tutti voi et ora mi |
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truovo tre mila scudi o meglio; ero tenuto da voi goffo, et i frati e' |
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preti mi tengono valentuomo; io già serviva voi altri, et ora questo fa- |
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miglio che è qui serve me e governa questo cavallo; vestiva di que' |
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panni che vestono i dipintori che son poveri, et ora son vestito di |
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velluto; andava già a piedi, et ora vo a cavallo: sì che, Iacon mio, |