Volume 5

Edizione Giuntina
    Santo Agostino et altri Santi, e nell'altra un Dio Padre che incorona
    la Nostra Donna, con due Santi da piè, e nel mezzo è San Francesco
    che riceve le stìmate; le qual due opere furono molte belle. Tornato-
    sene poi a Firenze, fece a Bongianni Caponi una stanza in volta in
5   Fiorenza, et al medesimo ne accomodò nella villa di Montici al-
    cun'altre; e finalmente, quando Iacopo Puntormo dipinse al duca
    Alessandro nella villa di Careggi quella loggia di cui si è nella sua
    Vita favellato, gl'aiutò fare la maggior parte di quegl'ornamenti di
    grottesche et altre cose; dopo le quali si adoperò in certe cose minute,
10   delle quali non accade far menzione.
    La somma è che Iacone spese il miglior tempo di sua vita in baie,
    andandosene in considerazioni et in dir male di questo e di quello,
    essendo in que' tempi ridotta in Fiorenza l'arte del disegno in una
    compagnia di persone che più attendevano a far baie et a godere che
15   a lavorare, e lo studio de' quali era ragunarsi per le botteghe et in al-
    tri luoghi, e quivi malignamente e con loro gerghi attendere a bia-
    simare l'opere d'alcuni che erano eccellenti e vivevano civilmente e
    come uomini onorati. Capi di questi erano Iacone, il Piloto
    orefice et il Tasso legnaiuolo; ma il peggiore di tutti era Iacone, per-
20   ciò che fra l'altre sue buone parti, sempre nel suo dire mordeva
    qualcuno di mala sorte; onde non fu gran fatto che da cotal compa-
    gnia avessero poi col tempo, come si dirà, origine molti mali, né
    che fusse il Piloto, per la sua mala lingua, ucciso da un giovane;
    e perché le costoro operazioni e costumi non piacevano agl'uomini
25   da bene, erano, non dico tutti, ma una parte di loro sempre, come i
    battilani et altri simili, a fare alle piastrelle lungo le mura, o per le
    taverne a godere. Tornando un giorno Giorgio Vasari da Monte Oli-
    veto, luogo fuor di Firenze, da vedere il reverendo e molto virtuoso
    don Miniato Pitti, abate allora di quel luogo, trovò Iacone con una
30   gran parte di sua brigata in sul canto de' Medici, il quale pensò,
    per quanto intesi poi, di volere con qualche sua cantafavola, mezzo
    burlando e mezzo dicendo da dovero, dire qualche parola ingiuriosa
    al detto Giorgio. Per che entrato egli così a cavallo fra loro, gli disse
    Iacone: «Orbè, Giorgio, - disse - come va ella ?». «Va bene, Iacone
35   mio, - rispose Giorgio - io era già povero come tutti voi et ora mi
    truovo tre mila scudi o meglio; ero tenuto da voi goffo, et i frati e'
    preti mi tengono valentuomo; io già serviva voi altri, et ora questo fa-
    miglio che è qui serve me e governa questo cavallo; vestiva di que'
    panni che vestono i dipintori che son poveri, et ora son vestito di
40   velluto; andava già a piedi, et ora vo a cavallo: sì che, Iacon mio,
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