Volume 5

Edizione Giuntina
    loro mille commodità e cortesie; per che andando alcuna volta co-
    storo in compagnia di lui per Bologna assai dimesticamente, et avendo
    Cristofano una gran maglia in un occhio e Battista gl'occhi grossi, era-
    no così loro creduti ebrei, come era Dattero veramente; onde avendo
5   una mattina un calzaiuolo a portare di commessione del detto ebreo
    un paio di calze nuove a Cristofano, giunto al monasterio, disse a
    esso Cristofano, il quale si stava alla porta a vedere far le limosine:
    «Messere, sapresti voi insegnare le stanze di que' due ebrei dipintori
    che qua entro lavorano?». «Che ebrei e non ebrei, - disse Cristo-
10   fano - che hai da fare con esso loro?». «Ho a dare - rispose colui
    queste calze a uno di loro chiamato Cristofano». «Io sono uomo da
    bene e migliore cristiano che non sei tu». «Sia come volete
    voi, - replicò il calzaiuolo - io diceva così perciò che, oltre che voi
    sete tenuti e conosciuti per ebrei da ognuno, queste vostre arie, che
15   non sono del paese, mel raffermavano». «Non più, - disse Cristo-
    fano - ti parrà che noi facciamo opere da cristiani». Ma per tornare
    all'opera, arrivato il Vasari in Bologna, non passò un mese che egli
    disegnando e Cristofano e Battista abbozzando le tavole con i colori,
    elle furono tutte a tre fornite d'abbozzare con molta lode di Cristo-
20   fano, che in ciò si portò benissimo. Finite di abbozzare le tavole,
    si mise mano al fregio, il quale, se bene doveva tutto da sé lavorare
    Cristofano, ebbe compagnia; perciò che venuto da Camaldoli a Bo-
    logna Stefano Veltroni dal Monte San Savino, cugino del Vasari, che
    avea abbozzata la tavola del Deposto, fecero ambidue quell'opera
25   insieme, e tanto bene che riuscì maravigliosa.
    Lavorava Cristofano le grottesche tanto bene, che non si poteva
    veder meglio, ma non dava loro una certa fine che avesse perfezzione;
    e per contrario Stefano mancava d'una certa finezza e grazia, perciò
    che le pennellate non facevano a un tratto restare le cose ai luoghi
30   loro; onde, perché era molto paziente, se ben durava più fatica, con-
    duceva finalmente le sue grottesche con più diligenza e finezza. Lavo-
    rando dunque costoro a concorrenza l'opera di questo fregio, tanto
    faticarono l'uno e l'altro, che Cristofano imparò a finire da Stefano,
    e Stefano imparò da lui a essere più fiero e lavorare da maestro. Met-
35   tendosi poi mano ai festoni grossi che andavano a mazzi intorno alle
    finestre, il Vasari ne fece uno di sua mano, tenendo innanzi frutte na-
    turali per ritrarle dal vivo; e ciò fatto, ordinò che tenendo il mede-
    simo modo Cristofano e Stefano seguitassono il rimanente, uno da
    una banda e l'altro dall'altra della finestra; e così a una a una l'andas-
40   sono finendo tutte, promettendo a chi di loro meglio si portasse nel
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