Volume 5

Edizione Giuntina
    voleva cominciar a lavorare la statua della Terra, perché, o
    fusse la mutazione dell'aria, o la sua debole complessione, o l'aver
    disordinato nella vita, s'ammalò di maniera che, convertitasi l'infer-
    mità in quartana, se la tenne adosso molti mesi con incredibile di-
5   spiacer di sé, che non era men tormentato dal dolor d'aver trala-
    sciato il lavoro, e dal vedere che il frate e Raffaello avevano preso
    campo, che dal male stesso; il quale male volendo egli vincer per non
    rimaner dietro agl'emuli suoi, de' quali sentiva far ogni giorno più
    celebre il nome, così indisposto, fece di terra il modello grande della
10   statua della Terra: e finitolo, cominciò a lavorare il marmo con tanta
    diligenza e sollecitudine, che già si vedeva scoperta tutta dalla banda
    dinanzi la statua, quando la fortuna, che a' bei principii sempre vo-
    lentieri contrasta, con la morte di Clemente, allora che meno si te-
    meva, troncò l'animo a tanti eccell[enti] uomini che speravano sotto
15   Michelagnolo con utilità grandissime acquistarsi nome immortale e
    perpetua fama.
    Per questo accidente stordito il Tribolo e tutto perduto d'animo,
    essendo anche malato, stava di malissima voglia, non vedendo né in
    Firenze né fuori poter dare in cosa che per lui fosse; ma Giorgio
20   Vasari, che fu sempre suo amico e l'amò di cuor[e] et aiutò quanto
    gli fu possibile, lo confortò con dirgli che non si smarisse, perché
    farebbe in modo che il duca Alessandro gli darebbe che fare, me-
    diante il favore del magnifico Ottaviano de' Medici, col quale gli
    aveva fatto pigliar assai stretta servitù. Onde egli ripreso un poco d'a-
25   nimo, ritrasse di terra nella sagrestia di San Lorenzo, mentre s'an-
    dava pensando al bisogno suo, tutte le figure che aveva fatto Miche-
    lagnolo di marmo, cioè l'Aurora, il Crepuscolo, il Giorno e la Notte,
    e gli riusciron così ben fatte, che monsignor Giovanni Batista Fi-
    giovanni, priore di San Lorenzo, al quale donò la Notte perché gli
30   faceva aprir la sagrestia, giudicandola cosa rara, la donò al duca
    Alessandro, che poi la diede al detto Giorgio che stava con Sua Ec-
    cellenza, sapendo che egli attendeva a cotali studi; la qual figura è
    oggi in Arezzo nelle sue case, con altre cose dell'arte. Avendo poi
    il Tribolo ritratto di terra parimente la Nostra Donna fatta da Mi-
35   chelagnolo per la medesima sagrestia, la donò al detto magnifico
    Ottaviano de' Medici, il quale le fece fare da Batista del Cinque un
    ornamento bellissimo di quadro, con colonne, mensole, cor-
    nici et altri intagli molto ben fatti. Intanto col favore di lui, che era
    depositario di Sua Eccellenza, fu dato da Bertoldo Corsini, prove-
40   ditor della Fortezza che si murava allora, delle tre arme, che secondo
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