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voleva cominciar a lavorare la statua della Terra, perché, o |
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fusse la mutazione dell'aria, o la sua debole complessione, o l'aver |
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disordinato nella vita, s'ammalò di maniera che, convertitasi l'infer- |
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mità in quartana, se la tenne adosso molti mesi con incredibile di- |
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spiacer di sé, che non era men tormentato dal dolor d'aver trala- |
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sciato il lavoro, e dal vedere che il frate e Raffaello avevano preso |
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campo, che dal male stesso; il quale male volendo egli vincer per non |
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rimaner dietro agl'emuli suoi, de' quali sentiva far ogni giorno più |
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celebre il nome, così indisposto, fece di terra il modello grande della |
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statua della Terra: e finitolo, cominciò a lavorare il marmo con tanta |
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diligenza e sollecitudine, che già si vedeva scoperta tutta dalla banda |
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dinanzi la statua, quando la fortuna, che a' bei principii sempre vo- |
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lentieri contrasta, con la morte di Clemente, allora che meno si te- |
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meva, troncò l'animo a tanti eccell[enti] uomini che speravano sotto |
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Michelagnolo con utilità grandissime acquistarsi nome immortale e |
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perpetua fama. |
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Per questo accidente stordito il Tribolo e tutto perduto d'animo, |
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essendo anche malato, stava di malissima voglia, non vedendo né in |
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Firenze né fuori poter dare in cosa che per lui fosse; ma Giorgio |
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Vasari, che fu sempre suo amico e l'amò di cuor[e] et aiutò quanto |
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gli fu possibile, lo confortò con dirgli che non si smarisse, perché |
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farebbe in modo che il duca Alessandro gli darebbe che fare, me- |
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diante il favore del magnifico Ottaviano de' Medici, col quale gli |
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aveva fatto pigliar assai stretta servitù. Onde egli ripreso un poco d'a- |
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nimo, ritrasse di terra nella sagrestia di San Lorenzo, mentre s'an- |
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dava pensando al bisogno suo, tutte le figure che aveva fatto Miche- |
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lagnolo di marmo, cioè l'Aurora, il Crepuscolo, il Giorno e la Notte, |
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e gli riusciron così ben fatte, che monsignor Giovanni Batista Fi- |
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giovanni, priore di San Lorenzo, al quale donò la Notte perché gli |
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faceva aprir la sagrestia, giudicandola cosa rara, la donò al duca |
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Alessandro, che poi la diede al detto Giorgio che stava con Sua Ec- |
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cellenza, sapendo che egli attendeva a cotali studi; la qual figura è |
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oggi in Arezzo nelle sue case, con altre cose dell'arte. Avendo poi |
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il Tribolo ritratto di terra parimente la Nostra Donna fatta da Mi- |
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chelagnolo per la medesima sagrestia, la donò al detto magnifico |
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Ottaviano de' Medici, il quale le fece fare da Batista del Cinque un |
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ornamento bellissimo di quadro, con colonne, mensole, cor- |
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nici et altri intagli molto ben fatti. Intanto col favore di lui, che era |
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depositario di Sua Eccellenza, fu dato da Bertoldo Corsini, prove- |
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ditor della Fortezza che si murava allora, delle tre arme, che secondo |