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che è posto in sull'altar maggiore, in una tela a olio, Cristo che òra |
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nell'orto e l'Angelo che, mostrandogli il calice della Passione, lo |
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conforta: che invero fu assai bella e buon'opera. Alle monache di |
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San Benedetto d'Arezzo, dell'ordine di Camaldoli, sopra una porta |
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per la quale si entra nel monasterio, fece in un arco la Nostra Donna, |
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San Benedetto e Santa Caterina; la quale opera fu poi, per aggrandire |
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la chiesa, gettata in terra. |
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Nel castello di Marciano in Valdichiana, dov'egli si tratteneva as- |
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sai, vivendo parte delle sue entrate che in quel luogo aveva e parte |
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di qualche guadagno che vi faceva, cominciò Niccolò in una tavola un |
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Cristo morto, e molte altre cose con le quali si andò un tempo tratte- |
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nendo; et in quel mentre avendo appresso di sé il già detto Domenico |
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Giuntalocchi da Prato, si sforzava, amandolo et appresso di sé tenen- |
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dolo come figliuolo, che si facesse eccellente nelle cose dell'arte, |
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insegnandoli a tirare di prospettiva, ritrarre di naturale e disegnare, |
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di maniera che già in tutte queste parti riusciva bonissimo e di bello |
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e buono ingegno. E ciò faceva Niccolò, oltre all'essere spinto dall'af- |
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fezione et amore che a quel giovane portava, con isperanza, essendo già |
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vicino alla vecchiezza, d'avere chi l'aiutasse e gli rendesse negl'ultimi |
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anni il cambio di tante amorevolezze e fatiche. E di vero fu Niccolò |
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amorevolissimo con ognuno, e di natura sincero e molto amico di |
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coloro che s'affaticavano per venire da qualche cosa nelle cose del- |
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l'arte; e quello che sapeva l'insegnava più che volentieri. |
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Non passò molto dopo queste cose, che essendo da Marciano tor- |
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nato in Arezzo Niccolò, e da lui partitosi Domenico, che s'ebbe a dare |
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dagli uomini della Compagnia del Corpo di Cristo di quella città |
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a dipignere una tavola per l'altare maggiore della chiesa di San Do- |
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menico. Per che disiderando di farla Niccolò, e parimente Giorgio |
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Vasari allora giovinetto, fece Niccolò quello che per aventura non |
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farebbono oggi molti dell'arte nostra; e ciò fu che veggendo egli, il |
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quale era uno degli uomini della detta Compagnia, che molti per |
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tirarlo inanzi si contentavano di farla fare a Giorgio, e che egli n'a- |
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veva disiderio grandissimo, si risolvé, veduto lo studio di quel gio- |
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vinetto, deposto il bisogno e disiderio proprio, di far sì che i suoi |
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compagni l'allogassino a Giorgio, stimando più il frutto che quel |
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giovane potea riportare di quell'opera che il suo proprio |
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utile et interesse. E come egli volle, così fecero apunto gli uomini |
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di detta Compagnia. |
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In quel mentre Domenico Giuntalochi essendo andato a Roma, |
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fu di tanto benigna la fortuna, che conosciuto da don Martino ambasciadore |