Volume 5

Edizione Giuntina
    che la sua patria fusse Arezzo, e che per ciò volentieri arebbe
    preso a far alcun'opera che l'avesse mantenuto un tempo nelle fa-
    tiche dell'arte, nelle quali egli arebbe potuto mostrare in quella città
    il valore della sua virtù. Messer Giuliano adunque, uomo ingegnoso e
5   che desiderava abellire la sua patria, e che in essa fussero persone
    che attendessero alle virtù, operò di maniera con gl'uomini che allora
    governavano la Compagnia della Nunziata, i quali avevano fatto di
    quei giorni murare una volta grande nella lor chiesa con intenzione
    di farla dipignere, che fu allogato a Niccolò un arco delle facce di
10   quella, con pensiero di fargli dipignere il rimanente, se quella prima
    parte che aveva da fare allora piacesse agl'uomini di detta Com-
    pagnia. Messosi dunque Niccolò intorno a quest'opera con molto
    studio, in due anni fece la metà e non più di uno arco, nel quale
    lavorò a fresco la Sibilla Tiburtina che mostra a Ottaviano impera-
15   dore la Vergine in cielo col figliuol Gesù Cristo in collo, et Ottaviano
    che con reverenza l'adora; nella figura del quale Ottaviano ritrasse il
    detto messer Giuliano Bacci, et in un giovane grande, che ha un panno
    rosso, Domenico suo creato, et in altre teste altri amici suoi. Insomma
    si portò in quest'opera di maniera, che ella non dispiacque agl'uo-
20   mini di quella Compagnia né agl'altri di quella città. Ben è vero che
    dava fastidio a ognuno il vederlo esser così lungo e penar tanto a
    condurre le sue cose; ma con tutto ciò gli sarebbe stato dato a finire
    il rimanente, se non l'avesse impedito la venuta in Arezzo del Rosso
    Fiorentino, pittor singolare, al quale, essendo messo inanzi da Gio-
25   van Antonio Lappoli, pittore aretino, e da messer Giovanni
    Polastra, come si è detto in altro luogo, fu allogato con molto favore
    il rimanente di quell'opera. Di che prese tanto sdegno Niccolò, che
    se non avesse tolto l'anno inanzi donna et avutone un figliuolo, dove
    era accasato in Arezzo, si sarebbe sùbito partito. Pur finalmente
30   quietatosi, lavorò una tavola per la chiesa di Sargiano, luogo vicino
    ad Arezzo due miglia, dove stanno frati de' Zoccoli, nella quale fece
    la Nostra Donna assunta in cielo con molti putti che la portano, a'
    piedi San Tomaso che riceve la cintola, et a torno San Francesco,
    S. Lodovico, S. Giovanni Battista e Santa Lisabetta regina d'Un-
35   gheria; in alcuna delle quali figure, e particularmente in certi putti,
    si portò benissimo; e così anco nella predella fece alcune storie di
    figure piccole, che sono ragionevoli. Fece ancora nel convento delle
    monache delle Murate del medesimo ordine, in quella città, un Cristo
    morto con le Marie, che per cosa a fresco è lavorata pulitamente. E
40   nella Badia di Santa Fiore de' monaci Neri fece dietro al Crucifisso,
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