Volume 5

Edizione Giuntina
    è cattivo a chi vuol pigliare buona maniera. Scoperta dunque che fu
    quell'opera, la quale non riuscì di quella bontà che molti s'aspetta-
    vano, si mise Niccolò a lavorare un quadro a olio, nel quale fece
    Santa Prassedia martire che preme una spugna piena di sangue in
5   un vaso; e la condusse con tanta diligenza, che ricuperò in parte
    l'onore che gli pareva avere perduto nel fare la sopradetta arme.
    Questo quadro, il quale fu fatto per lo detto cardinale di Monte,
    titolare di Santa Prassedia, fu posto nel mezzo di quella chiesa so-
    pra un altare, sotto il quale è un pozzo di sangue di santi martiri:
10   e con bella considerazione, alludendo la pittura al luogo dove era il
    sangue de' detti martiri. Fece Niccolò dopo questo, in un altro qua-
    dro alto tre quarti di braccio, al detto cardinale suo padrone, una
    Nostra Donna a olio col Figliuolo in collo, San Giovanni piccolo
    fanciullo et alcuni paesi, tanto bene e con tanta diligenza, che ogni
15   cosa pare miniato e non dipinto; il quale quadro, che fu delle migliori
    cose che mai facesse Niccolò, stette molti anni in camera di quel
    prelato. Capitando poi quel cardinale in Arezzo et allogiando nella
    badia di Santa Fiore, luogo de' Monaci Neri di San Benedetto, per
    le molte cortesie che gli furono fatte, donò il detto quadro alla sa-
20   grestia di quel luogo, nella quale si è infino a ora conservato e come
    buona pittura e per memoria di quel cardinale; col quale venendo
    Niccolò anch'egli ad Arezzo e dimorandovi poi quasi sempre, allora
    fece amicizia con Domenico Pecori pittore, il quale allora faceva
    in una tavola della Compagnia della Trinità la Circoncisione di Cri-
25   sto; e fu sì fatta la dimestichezza loro, che Niccolò fece in questa
    tavola a Domenico un casamento in prospettiva di colonne con ar-
    chi, e girando sostengono un palco fatto, secondo l'uso di que' tempi,
    pieno di rosoni, che fu tenuto allora molto bello. Fece il medesimo
    al detto Domenico a olio, in sul drappo, un tondo d'una Nostra
30   Donna con un popolo sotto, per il baldacchino della Fraternita d'A-
    rezzo, il quale, come si è detto nella Vita di Domenico Pecori, si
    abruciò per una festa che si fece in San Francesco.
    Essendogli poi allogata una cappella nel detto San Francesco, cioè
    la seconda entrando in chiesa a man ritta, vi fece dentro a tempera
35   la Nostra Donna, San Giovanni Batista, San Bernardo, Sant'An-
    tonio, San Francesco e tre Angeli in aria che cantano, con un Dio
    Padre in un frontespizio, che quasi tutti furono condotti da Niccolò
    a tempera con la punta del pennello. Ma perché si è quasi tutta scro-
    stata per la fortezza della tempera, ella fu una fatica gettata via: ma
40   ciò fece Niccolò per tentare nuovi modi. Ma conosciuto che il vero
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