Volume 5

Edizione Giuntina
    allogò a Giovan Antonio la tavola dell'altar maggiore di quella
    chiesa per cento scudi, acciò vi facesse dentro l'Adorazione de' Magi;
    per che il Lappoli, sentendo che 'l Rosso era al Borgo San Sepolcro,
    e vi lavorava (essendosi anch'egli fuggito di Roma) la tavola della
5   Compagnia di Santa Croce, andò a visitarlo; e dopo avergli fatto
    molte cortesie e fattogli portare alcune cose d'Arezzo, delle quali
    sapeva che aveva necessità, avendo perduto ogni cosa nel sacco di
    Roma, si fece far un bellissimo disegno della tavola detta che aveva
    da fare per fra' Guasparri; alla quale messo mano, tornato che fu
10   in Arezzo, la condusse secondo i patti in fra un anno dal dì della lo-
    cazione, et in modo bene, che ne fu sommamente lodato. Il quale
    disegno del Rosso l'ebbe poi Giorgio Vasari, e da lui il molto reve-
    rendo don Vicenzio Borghini, spedalingo degli Innocenti di Firenze,
    e che l'ha in un suo Libro di disegni di diversi pittori.
15   Non molto dopo, essendo entrato Giovan Antonio mallevador al
    Rosso per trecento scudi, per conto di pitture che dovea il detto
    Rosso fare nella Madonna delle Lacrime, fu Giovan Antonio molto
    travagliato; perché essendosi partito il Rosso senza finir l'opera, co-
    me si è detto nella sua Vita, et astretto Giovanni Antonio a restituire
20   i danari, se gl'amici, e particolarmente Giorgio Vasari, che stimò
    trecento scudi quello che avea lasciato finito il Rosso, non l'avessero
    aiutato, sarebbe Giovan Antonio poco meno che rovinato per fare
    onore et utile alla patria. Passati que' travagli, fece il Lappoli per
    l'abbate Camaiani di Bibbiena, a Santa Maria del Sasso, luogo de'
25   frati Predicatori in Casentino, in una cappella nella chiesa
    di sotto, una tavola a olio dentrovi la Nostra Donna, San Bartolomeo
    e S. Matia; e si portò molto bene, contrafacendo la maniera del Rosso.
    E ciò fu cagione che una Fraternita in Bibbiena gli fece poi fare, in
    un gonfalone da portare a processione, un Cristo nudo con la croce
30   in ispalla, che versa sangue nel calice, e dall'altra banda una Nun-
    ziata, che fu delle buone cose che facesse mai.
    L'anno 1534, aspettandosi il duca Alessandro de' Medici in Arez-
    zo, ordinarono gl'Aretini e Luigi Guicciardini, commessario in
    quella città, per onorare il Duca, due comedie. D'una erano festaiuoli
35   e n'avevano cura una compagnia de' più nobili giovani della città
    che si facevano chiamare gl'Umidi, e l'apparato e scena di questa,
    che fu una comedia degli Intronati da Siena, fece Niccolò Soggi, che
    ne fu molto lodato; e la comedia fu recitata benissimo e con infinita
    sodisfazione di chiunque la vidde. Dell'altra erano festaiuoli a con-
40   correnza un'altra compagnia di giovani similmente nobili, che si
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