Volume 4

Edizione Giuntina
    quale era amicissimo. Al conte Giovan Francesco Giusti dipinse, se-
    condo la invenzione di quel signore, un giovane tutto nudo, eccetto
    le parti vergognose; il quale stando in fra due, et in atto di levarsi
    o non levarsi, aveva da un lato una giovane bellissima finta per Mi-
5   nerva, che con una mano gli mostrava la Fama in alto e con l'altra
    lo eccitava a seguitarla: ma l'Ozio e la Pigrizia, che erano dietro al
    giovane, si affaticavano per ritenerlo; abasso era una figura con
    viso mastinotto e più di servo e d'uomo plebeo che di nobile, la
    quale aveva alle gomita attaccate due lumache grosse e si stava a
10   sedere sopra un granchio, et appresso aveva un'altra figura con le
    mani piene di papaveri. Questa invenzione, nella quale sono altre
    belle fantasie e particolari, e la quale fu condotta da Giovan France-
    sco con estremo amore e diligenza, serve per testiera d'una lettiera
    di quel signore in un suo amenissimo luogo detto Santa Maria Stella,
15   presso a Verona. Dipinse il medesimo al conte Raimondo della Torre
    tutto un camerino di diverse storie in figure piccole. E perché si di-
    lettò di far di rilievo, e non solamente modegli per quelle cose che
    gli bisognavano e per acconciar panni addosso, ma altre cose ancora
    per suo capriccio, se ne veggiono alcune in casa degl'eredi suoi, e
20   particolarmente una storia di mezzo rilievo che non è se non ragio-
    nevole. Lavorò di ritratti in medaglie, e se ne veggiono ancora al-
    cuni come quello di Guglielmo marchese di Monferrato, il quale ha
    per rovescio un Ercole che amazza [. . .], con un motto che dice:
    MONSTRA DOMAT. Ritrasse di pittura il conte Raimondo della Torre,
25   messer Giulio suo fratello e messer Girolamo Fracastoro. Ma fatto
    Giovan Francesco vecchio, cominciò a ire perdendo nelle cose dell'ar-
    te, come si può vedere in Santa Maria della Scala ne' portegli degl'or-
    gani, e nella tavola della famiglia de' Movi, dove è un Deposto di
    croce, et in Santa Nastasia nella capella di San Martino.
30   Ebbe sempre Giovan Francesco grande opinione di sé, onde non
    arebbe messo in opera per cosa del mondo cosa ritratta da altri;
    per che volendogli il vescovo Giovan Matteo Giberti far di-
    pignere in Duomo nella capella grande alcune storie della Madonna,
    ne fece fare in Roma a Giulio Romano suo amicissimo i disegni,
35   essendo datario di papa Clemente Settimo: ma Giovan Francesco,
    tornato il vescovo a Verona, non volle mai mettere que' disegni in
    opera; là dove il vescovo sdegnato, gli fece fare a Francesco detto il
    Moro. Costui era d'openione, né in ciò si discostava dal vero, che
    il vernicare le tavole le guastasse e le facesse più tosto che non fa-
40   rieno divenir vecchie; e perciò adoperava lavorando la vernice negli
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