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tempio, aveva fra' Iocondo mutato proposito e che voleva farne due, |
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ma sotto le logge, perché non impedissero la piazza. Doveva oltre |
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ciò questo superbissimo edifizio avere tanti altri comodi e bellezze |
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et ornamenti particolari, che chi vede oggi il bellissimo disegno che |
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di quello fece fra' Iocondo afferma che non si può imaginare né |
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rappresentar da qualsivoglia più felice ingegno o eccellentissimo ar- |
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tefice alcuna cosa né più bella né più magnifica né più ordinata di |
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questa. Si doveva anche col parere del medesimo, per compimento di |
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quest'opera, fare il ponte di Rialto di pietre e carico di botteghe, |
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che sarebbe stato cosa maravigliosa. Ma che quest'opera non avesse |
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effetto, due furono le cagioni: l'una il trovarsi la Rep[ublica], per le |
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gravissime spese fatte in quella guerra, esausta di danari; e l'altra |
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perché un gentiluomo, si dice da Ca' Valereso, grande in quel tempo |
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e di molta autorità, forse per qualche interesse particolar[e], tolse a |
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favorire, come uomo in questo di poco giudizio, un maestro Zam- |
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fragnino che, secondo mi vien detto, vive ancora, il quale l'aveva in |
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sue particolari fabriche servito; il quale Zamfragnino (degno e con- |
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veniente nome dell'eccellenza del maestro) fece il disegno di quella |
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marmaglia, che fu poi messo in opera, e la quale oggi si vede: della |
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quale stolta elezzione molti che ancor vivono e benissimo se ne ricor- |
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dano, ancora si dogliono senza fine. Fra' Iocondo, veduto quanto |
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più possono molte volte appresso ai signori e grandi uomini i favori |
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che i meriti, ebbe, del veder preporre così sgangherato disegno al |
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suo bellissimo, tanto sdegno, che si partì di Vinezia, né mai più vi |
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volle, ancorché molto ne fusse pregato, ritornare. Questo con altri |
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disegni di questo padre rimasero in casa i Bragadini riscontro a Santa |
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Marina, et a frate Angelo di detta famiglia, frate di San Domenico, |
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che poi fu, secondo i molti meriti suoi, vescovo di Vicenza. |
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Fu fra' Iocondo universale, e si dilettò, oltre le cose dette, de' |
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semplici e dell'agricoltura; onde racconta messer Donato |
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Giannotti fiorentino, che molti anni fu suo amicissimo in Francia, |
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che avendo il frate allevato una volta un pesco in un vaso di terra |
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mentre dimorava in Francia, vide quel piccolissimo arbore carico di |
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tanti frutti che era a guardarlo una maraviglia; e che avendolo per |
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consiglio d'alcuni amici messo una volta in luogo dove, avendo a |
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passare il re, potea vederlo, certi cortigiani che prima vi passarono, |
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come usano di fare così fatte genti, colsero con gran dispiacere |
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di fra' Iocondo tutti i frutti di quell'arbuscello, e quelli che non |
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mangiarono, scherzando fra loro se le trassero dietro per tutta quella |
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contrada; la quale cosa avendo risaputa il re, dopo essersi preso |