Volume 4

Edizione Giuntina
    tempio, aveva fra' Iocondo mutato proposito e che voleva farne due,
    ma sotto le logge, perché non impedissero la piazza. Doveva oltre
    ciò questo superbissimo edifizio avere tanti altri comodi e bellezze
    et ornamenti particolari, che chi vede oggi il bellissimo disegno che
5   di quello fece fra' Iocondo afferma che non si può imaginare né
    rappresentar da qualsivoglia più felice ingegno o eccellentissimo ar-
    tefice alcuna cosa né più bella né più magnifica né più ordinata di
    questa. Si doveva anche col parere del medesimo, per compimento di
    quest'opera, fare il ponte di Rialto di pietre e carico di botteghe,
10   che sarebbe stato cosa maravigliosa. Ma che quest'opera non avesse
    effetto, due furono le cagioni: l'una il trovarsi la Rep[ublica], per le
    gravissime spese fatte in quella guerra, esausta di danari; e l'altra
    perché un gentiluomo, si dice da Ca' Valereso, grande in quel tempo
    e di molta autorità, forse per qualche interesse particolar[e], tolse a
15   favorire, come uomo in questo di poco giudizio, un maestro Zam-
    fragnino che, secondo mi vien detto, vive ancora, il quale l'aveva in
    sue particolari fabriche servito; il quale Zamfragnino (degno e con-
    veniente nome dell'eccellenza del maestro) fece il disegno di quella
    marmaglia, che fu poi messo in opera, e la quale oggi si vede: della
20   quale stolta elezzione molti che ancor vivono e benissimo se ne ricor-
    dano, ancora si dogliono senza fine. Fra' Iocondo, veduto quanto
    più possono molte volte appresso ai signori e grandi uomini i favori
    che i meriti, ebbe, del veder preporre così sgangherato disegno al
    suo bellissimo, tanto sdegno, che si partì di Vinezia, né mai più vi
25   volle, ancorché molto ne fusse pregato, ritornare. Questo con altri
    disegni di questo padre rimasero in casa i Bragadini riscontro a Santa
    Marina, et a frate Angelo di detta famiglia, frate di San Domenico,
    che poi fu, secondo i molti meriti suoi, vescovo di Vicenza.
    Fu fra' Iocondo universale, e si dilettò, oltre le cose dette, de'
30   semplici e dell'agricoltura; onde racconta messer Donato
    Giannotti fiorentino, che molti anni fu suo amicissimo in Francia,
    che avendo il frate allevato una volta un pesco in un vaso di terra
    mentre dimorava in Francia, vide quel piccolissimo arbore carico di
    tanti frutti che era a guardarlo una maraviglia; e che avendolo per
35   consiglio d'alcuni amici messo una volta in luogo dove, avendo a
    passare il re, potea vederlo, certi cortigiani che prima vi passarono,
    come usano di fare così fatte genti, colsero con gran dispiacere
    di fra' Iocondo tutti i frutti di quell'arbuscello, e quelli che non
    mangiarono, scherzando fra loro se le trassero dietro per tutta quella
40   contrada; la quale cosa avendo risaputa il re, dopo essersi preso
- pagina 564 -
pagina precedentepagina successiva