Volume 4

Edizione Giuntina
    in queste opere, perché non fa di bisogno ragionare di tutti, comeché
    molti di loro facessero opere degne di molta lode. Lavorò di sua mano
    il Rosso, oltre le cose dette, un S. Michele che è cosa rara; et al
    Connestabili fece una tavola d'un Cristo morto, cosa rara, che è a
5   un suo luogo chiamato Ceuan; e fece anco di minio a quel re cose
    rarissime. Fece appresso un libro di notomie per farlo stampare in
    Francia, del quale sono alcuni pezzi di sua mano nel nostro libro
    de' disegni. Si trovarono anco fra le sue cose, dopo che fu morto,
    due bellissimi cartoni: in uno de' quali è una Leda che è cosa singo-
10   lare, e nell'altro la Sibilla Tiburtina che mostra a Ottaviano impera-
    dore la Vergine gloriosa con Cristo nato in collo; et in questo fece
    il re Francesco, la reina, la guardia et il popolo, con tanto numero di
    figure e sì ben fatte, che si può dire con verità che questa fusse una
    delle belle cose che mai facesse il Rosso. Il quale fu per que-
15   ste opere, et altre molte che non si sanno, così grato al re, che egli
    si trovava poco avanti la sua morte avere più di mille scudi d'entrata,
    senza le provisioni dell'opera, che erano grossissime. Di maniera che
    non più da pittore, ma da principe vivendo, teneva servitori assai,
    cavalcature, et aveva la casa fornita di tapezzerie e d'argenti et altri
20   fornimenti e masserizie di valore; quando la fortuna, che non lascia
    mai, o rarissime volte, lungo tempo in alto grado chi troppo si fida
    di lei, lo fece nel più strano modo del mondo capitar male. Perché
    praticando con esso lui, come dimestico e familiare, Francesco di
    Pellegrino fiorentino, il quale della pittura si dilettava et al Rosso
25   era amicissimo, gli furono rubate alcune centinaia di ducati; onde
    il Rosso, non sospettando d'altri che di detto Francesco, lo fece pigliare
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Edizione Torrentiniana
    Per il che gli furono donati altri beneficî, talché egli aveva da
    la liberalità di quel re mille scudi d'entrata e le provisioni dell'opera,
    ch'erano grossissime. Fece ancora un cartone per fare una tavola alla
30   Congregazione del Capitolo dove era canonico, et infinitissimi altri,
    dei quali non accade far memoria: basta che egli non più da pittore ma
    da principe vivendo, teneva servitori assai e cavalcature, e si trovava
    fornito di bellissime tappezzerie e d'argenti. Avvenne, sì come vuole
    l'invidiosa fortuna, che non lascia mai lungo tempo in alto grado chi
35   dalle felicità di essa è esaltato, che praticando seco Francesco di Pelle-
    grino fiorentino, il quale della pittura si dilettava, et amicissimo e suo
    domestico continuo era, furono in questo tempo rubati alcune centinaia
    di scudi al Rosso; il quale non avendo sospetto di altri che di Francesco,
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