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POLIDORO DA CARAVAGGIO |
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E MATURINO FIORENTINO. |
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PITTORI |
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È pur cosa di grandissimo esemplo e di averne timore il vedere la instabi- |
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lità della fortuna rotare talora di basso in altezza alcuni, che di loro |
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fanno maravigliosi fatti e cose impossibili nelle virtù; perché risguardan- |
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do noi i principii loro sì deboli e tanto lontani da quelle professioni che |
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hanno poi esercitate, e poi vedendo con poco studio e con prestezza le |
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opere loro mettersi in luce, e tal che non umane paiono ma celesti, di |
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grandissimo spavento si riempiono alcuni poveri studiosi, i quali nelle |
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continue fatiche crepando, a perfezzione rare volte conducono l'opere |
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loro. Ma chi può mai sperare da la invidiosa fortuna, a chi tocchi pure |
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tanta grazia, che col nome e con l'opere sia condotto già immortale, se |
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quando più si speri che i guiderdoni delle fatiche siano remunerati, ella |
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come pentita del bene a te fatto, contra la vita di te congiura e ti dà |
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la morte? E non solo si contenta ch'ella sia ordinaria e comune, ma acer- |
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bissima e violenta, faccendo nascer casi sì terribili e sì mostruosi che la |
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istessa pietà se ne fugge, la virtù s'ingiuria, e i benefici ricevuti in |
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ingratitudine si convertono. Per la qual cosa tanto si può lodare la pit- |
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tura de la ventura nella virtuosa vita di Polidoro, quanto dolersi de la |
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fortuna mutata in cattiva remunerazione nella dolorosa morte di |
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quello. E veramente la inclinazione della natura in tale arte per lui avu- |
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ta fu sì propria e divina, che sicuramente si può dire che e' nascesse così |
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pittore come Virgilio nacque poeta e come veggiamo alle volte nascere |
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certi ingegni maravigliosi. |
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Era Polidoro da Caravaggio di Lombardia venuto a Roma ne' tempi |