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o dal troppo volere sforzare l'ingegno; essendo che nell'andar di |
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passo e come porge la natura, senza mancar però di studio e diligenza, |
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pare che sia miglior modo che il voler cavar le cose quasi per forza |
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dell'ingegno dove non sono: onde è vero che anco nell'altre arti, e |
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massimamente negli scritti, troppo bene si conosce l'affettazione, e |
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per dir così, il troppo studio in ogni cosa. Scopertasi dunque l'opera |
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dei Dossi, ella fu di maniera ridicola che si partirono con vergogna |
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da quel signore; il quale fu forzato a buttar in terra tutto quello che |
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avevano lavorato e farlo da altri ridipignere con il disegno del Genga. |
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In ultimo fecero costoro nel Duomo di Faenza, per messer Giovam- |
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battista cavaliere de' Buosi, una molto bella tavola d'un Cristo che |
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disputa nel tempio; nella quale opera vinsero se stessi per la nuova |
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maniera che vi usarono, e massimamente nel ritratto di detto cava- |
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liere e d'altri. La qual tavola fu posta in quel luogo l'anno 1536. |
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Finalmente divenuto Dosso già vecchio, consumò gl'ultimi anni sen- |
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za lavorare, essendo insino all'ultimo della vita provisionato dal duca |
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Alfonso. Finalmente, dopo lui rimase Battista, che lavorò molte cose |
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da per sé, mantenendosi in buono stato. E Dosso fu sepellito in |
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Ferrara sua patria. |
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Visse ne' tempi medesimi il Bernazzano Milanese, eccellentissimo |