Volume 4

Edizione Giuntina
    castrato, e talmente venir sottili che si sarebbono tenuto in palma di
    mano; et aveva messo in un'altra stanza un paio di mantici da fab-
    bro, ai quali metteva un capo delle dette budella, e gonfiandole ne
    riempiva la stanza, la quale era grandissima; dove bisognava che si
5   recasse in un canto chi v'era, mostrando quelle trasparenti e piene di
    vento dal tenere poco luogo in principio, esser venute a occuparne
    molto, aguagliandole alla virtù. Fece infinite di queste pazzie, et
    attese alli specchi, e tentò modi stranissimi nel cercare olii per dipi-
    gnere e vernice per mantenere l'opere fatte. Fece in questo tempo
10   per messer Baldassarri Turini da Pescia, che era datario di Leone,
    un quadretto di una Nostra Donna col Figliuolo in braccio con infinita
    diligenzia et arte: ma, o sia per colpa di chi lo ingessò o pur per quelle
    sue tante e capricciose misture delle mestiche e de' colori, è oggi
    molto guasto; e in un altro quadretto ritrasse un fanciulletto che è
15   bello e grazioso a maraviglia, che oggi sono tutti e due in Pescia ap-
    presso a messer Giulio Turini. Dicesi che essendogli allogato una ope-
    ra dal Papa, sùbito cominciò a stillare olii et erbe per far la vernice; per
    che fu detto da Papa Leon[e]: «Oimè, costui non è per far nulla, da
    che comincia a pensare alla fine innanzi il principio dell'opera».
20   Era sdegno grandissimo fra Michele Agnolo Buonaroti e lui;
    per il che partì di Fiorenza Michelagnolo per la concorrenza, con
    la scusa del duca Giuliano, essendo chiamato dal Papa per la faccia-
    ta di S. Lorenzo. Lionardo intendendo ciò, partì et andò in Francia,
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Edizione Torrentiniana
    venir sottili che si sarebbono tenuto in palma di mano; et aveva messo
25   in un'altra stanza un paio di mantici da fabbro, ai quali metteva un capo
    delle dette budella, e gonfiandole ne riempiva la stanza, la quale era
    grandissima; dove bisognava che si recasse in un canto chi v'era, mo-
    strando quelle trasparenti e piene di vento dal tenere poco luogo in
    principio, esser venute a occuparne molto, aguagliandole alla virtù. Fece
30   infinite di queste pazzie, et attese alli specchi, e tentò modi stranissimi
    nel cercare olii per dipignere e vernice per mantenere l'opere fatte.
    Dicesi che gli fu allogato una opera dal Papa, per che sùbito cominciò
    a stillare olii et erbe per far la vernice; per che fu detto da papa Leon[e]:
    «Oimè, costui non è per far nulla, da che comincia a pensare alla fine
35   innanzi il principio dell'opera».
    Era sdegno grandissimo fra Michele Agnolo Buonaruoti e lui; per il che
    partì di Fiorenza Michelagnolo per la concorrenza, con la scusa del duca
    Giuliano, essendo chiamato dal Papa per la facciata di San Lorenzo. Lionardo
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