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RAFAELLIN DEL GARBO. |
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PITTOR FIORENTINO. |
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È gran cosa che la natura si sforza talora di far uno ingegno che ne' |
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suoi primi principii fa cose di tanta maraviglia che gli uomini si pro- |
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mettono di lui che e' debba salir sopra il cielo, e tanta aspettazione si |
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pongano nell'animo, che o per vigore della natura o per capriccio della |
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fortuna lo inalzano fino al mez[z]o, et in un tratto a terra, onde lo |
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levorono, lo ritornano; talché chi aveva appoggiata tutta la fede in |
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quella persona, tronca i rami della speranza, e non solo tace la |
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impossibilità di colui, ma vitupera il primo moto che lo mise su' salti |
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del venire più che mortale, né si resta con infinito oprobrio sotterrarlo, |
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sì che mai più de terra non si può rilevare: né per cosa che fra tante |
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cattive poi operando si faccia buona (tanta forza ha lo sdegno negli |
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animi di coloro i quali aspettavano i miracoli), non lo vogliono riguar- |
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dare o considerare in maniera alcuna, chiudendosi gli occhi il più delle |
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volte per non avere a vedere il vero; laonde sbigottito l'animo dello |
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operante, oltra al divenir d'animo più vile, di continuo viene in declina- |
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zione e fassi più debile di forze. E di tali molti se ne veggono in questa |
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arte, et infiniti ancora nelle altre scienzie. Per il che chi ben comincia |
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i principii, trattenendoli con onesti mez[z]i, rare volte è che non conduca |
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l'opre sue a ottimo fine. Questo non fece Rafaellin del Garbo pittore, |
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aiutato dalla natura nella giovanezza d'ottimo e mirabile ingegno, il |