Volume 4

Edizione Giuntina
    Ebbe Mariotto molti discepoli, quali fu Giuliano Bugiardini, il
    Francia Bigio, fiorentini, et Innocenzio da Imola, de' quali a suo luo-
    go si parlerà. Parimente, Visino pittor fiorentino fu suo discepolo e
    migliore di tutti questi per disegno, colorito e diligenzia e per una
5   miglior maniera che mostrò nelle cose che e' fece, condotte con
    molta diligenza: e ancorché in Fiorenza ne siano poche, ciò si può
    vedere oggi in casa di Giovambattista di Agnol Doni in un quadro
    d'una spera colorito a olio a uso di minio, dove sono Adamo et Eva
    ignudi che mangiano il pomo, cosa molto diligente; et un quadro d'un
10   Cristo deposto di croce insieme coi ladroni, dove è uno intrigamento
    bene inteso di scale: quivi alcuni aiutano a dipor Cristo, et altri in
    sulle spalle portono un ladrone alla sepoltura, con molte varie e ca-
    pricciose attitudini e varietà di figure atte a quel suggetto, le
    quale mostrano che egli era valentuomo. Il medesimo fu da alcuni
15   mercanti fiorentini condotto in Ungheria, dove fece molte opere e vi
    fu stimato assai. Ma questo povero uomo fu per poco a rischio di
    capitarvi male, perché essendo di natura libero e sciolto, né potendo
    sopportare il fastidio di certi Ungheri importuni che tutto il giorno
    gli rompevano il capo con lodare le cose di quel paese, come se non
20   fusse altro bene o filicità che in quelle loro stufe, e mangiar e bere,
    né altra grandezza o nobiltà che nel loro re et in quella corte, e tut-
    to il resto del mondo fosse fango, parendo aùllui, come è in effetto,
    che nelle cose d'Italia fusse altra bontà, gentilezza e bellezza, stracco
    una volta di queste loro sciocchezze e per ventura essendo un po-
25   co allegro, gli scappò di bocca che e' valeva più un fiasco di treb-
    biano et un berlingozzo che quanti re e reine furon mai in que'
    paesi: e se e' non si abbatteva che la cosa dette nelle mani ad un
    vescovo galantuomo e pratico delle cose del mondo e, che importò
    il tutto, discreto, e che seppe e volle voltare la cosa in burla, egli
30   imparava a scherzar con bestie, perché quelli animalacci ungheri,
    non intendendo le parole e pensando che egli avesse detto qualche
    gran cosa, come s'egli fusse per tòrre la vita e lo stato al loro re, lo
    volevano a furia di popolo, senza alcuna redenzione, crucifiggere.
    Ma quel vescovo dabbene lo cavò d'ogni inpaccio, stimando quanto
35   meritava la virtù di quel valentuomo e, pigliando la cosa per buon
    verso, lo rimise in grazia del re che, intesa la cosa, se ne prese sol-
    lazzo, e poi finalmente fu in quel paese assai stimata et onora-
    ta la virtù sua. Ma non durò la sua ventura molto tempo, perché
    non potendo tollerare le stufe né quella aria fredda nimica della
40   sua complessione, in breve lo condusse a fine, rimanendo però viva
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