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della maniera di Pietro Perugino, con il quale lavorò insin |
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presso alla morte. Costui fece in Pistoia sua patria poche cose. Al |
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Borgo S. Sepolcro fece in una tavola a olio, nella Compagnia del |
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Buon Gesù, una Circoncisione che è ragionevole. Nella Pieve del me- |
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desimo luogo dipinse una cappella in fresco; et in sul Tevere, per la |
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strada che va ad Anghiari, fece un'altra cappella pur a fresco per la |
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comunità; et in quel medesimo luogo in S. Lorenzo, badia d'i Monaci |
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de Camaldoli, fece un'altra cappella. Mediante le quali opere fece |
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così lunga stanza al Borgo, che quasi se l'elesse per patria. Fu costui |
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persona meschina nelle cose dell'arte, durava grandissima fatica nel |
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lavorare, e penava tanto a condurre un'opera che era uno stento. |
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Fu ne' medesimi tempi eccellente pittore nella città di Fuligno |
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Niccolò Alunno, perché non si costumando molto di colorire ad olio |
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inanzi a Pietro Perugino, molti furono tenuti valenti uomini, che poi |
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non riuscirono. Niccolò dunque sodisfece assai nell'opere sue, perché |
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se bene non lavorò se non a tempera, perché faceva alle sue figure |
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teste ritratte dal naturale e che parevano vive, piacque assai la sua |
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maniera. In S. Agostino di Fuligno è di sua mano in una tavola una |
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Natività di Cristo et una predella di figure piccole. In Ascesi fece |
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un gonfalone che si porta a processione, nel Duomo la tavola dell'al- |
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tar maggiore, et in S. Francesco un'altra tavola. Ma la miglior pittura |
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che mai lavorasse Niccolò fu una cappella nel Duomo, dove fra l'altre |
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cose vi è una Pietà e due Angeli che, tenendo due torce, piangono tan- |
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to vivamente che io giudico che ogni altro pittore, quanto si voglia |