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ANDREA MANTEGNA. |
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MANTOVANO. |
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Quanto possa il premio nella virtù, colui che opera virtuosamente lo sa, |
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che non sente il freddo, gli incomodi, i disagi né lo stento solo per venire |
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allo effetto dello esser premiato; et ha tanta forza l'ambizione nel vedersi |
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onorare e guiderdonare, che la virtù si fa ogni giorno più vaga, più lucida, |
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più chiara e più divina. Onde chi senza quella si muove ad alzarsi in |
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buon credito fra gli uomini, indarno consuma se medesimo nelle fatiche |
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e si empie d'amaritudine l'animo e la mente senza far frutto, perché |
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vedendo premiare più di sé chi nol merita, cadono nella mente e |
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nello animo pensieri tanto maligni che si scorda in una ora quel che in |
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molti anni e con molte fatiche aveva dal cielo e dalla natura conseguito. |
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Per il che si dà in preda il valore alla desperazione, di maniera che de- |
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viano dal primo essere e vanno in abbandono i principii buoni cominciati |
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altamente; onde viene che gli spiriti eccellenti s'attoscano e non produco- |
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no i frutti che tengono vivi i nomi dopo la morte. Laonde veggiamo quello |
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che avvenne nella remunerazione e nella sorte in Andrea Mantegna, il |
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quale sendo stimato, onorato e premiato, non fu maraviglia se la virtù |
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che aveva sempre andò crescendo. E fu grandissima ventura la sua, che, |
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sendo nato d'umilissima stirpe in contado e pascendo gli armenti, tanto |
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s'alzasse col valore della sorte e della virtù ch'egli meritasse di venire |
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cavaliere onorato. |
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Nacque, secondo la opinione di molti, Andrea in una villa vicino a |
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Mantova; e col tempo condotto in quella città, imparò l'arte della pittura. |