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SANDRO BOTTICELLO. |
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PITTOR FIORENTINO. |
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Sforzasi la natura a molti dare la virtù, et in contrario gli mette la |
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trascurataggine per rovescio, perché non pensando al fine della vita loro, |
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ornano spesso lo spedale della lor morte come con l'opre in vita onorarono |
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il mondo. Questi nel colmo delle felicità loro sono dei beni della fortuna |
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troppo carichi, e ne' bisogni ne son tanto digiuni, che gli aiuti umani da |
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la bestialità del lor poco governo talmente si fuggono che col fine della |
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morte loro vituperano tutto l'onore e la gloria della propria vita. Onde |
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non sarebbe poca prudenzia ad ogni virtuoso, e particularmente a- |
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gli artefici nostri, quando la sorte gli concede i beni della fortuna salvar- |
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ne per la vecchiezza e per gli incomodi una parte, acciò il bisogno che |
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ognora nasce non lo percuota, come stranamente percosse Sandro Bot- |
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ticello, che così si chiamò ordinariamente per la cagione che appresso |
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vedremo. |
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Costui fu figliuolo di Mariano Filipepi cittadino fiorentino, dal quale |
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diligentemente allevato e fatto instruire in tutte quelle cose che usanza è |
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di insegnarsi a' fanciulli in quella città prima che e' si ponghino a le bot- |
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teghe, ancora che agevolmente apprendesse tutto quello che e' voleva, |
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era nientedimanco inquieto sempre, né si contentava di scuola alcuna, di |
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leggere, di scrivere o di abbaco; di maniera che il padre, infastidito di |
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questo cervello sì stravagante, per disperato lo pose a lo orefice con un suo |