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bellissima: ma qualunche si fusse la cagione, fatto che ebbe nel cielo |
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di quella alcune figure, la lasciò imperfetta e a fatica cominciata. |
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In Mantoa, oltre l'opere che vi fece per il marchese, delle quali si |
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è favellato di sopra, dipinse in S. Salvestro in una tavola la Nostra |
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Donna, e da una banda San Salvestro che le raccomanda il popolo |
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di quella città, dall'altra San Bastiano, San Paulo, Santa Lisabetta e |
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San Ieronimo; e per quello che s'intende, fu collocata la detta tavola |
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in quella chiesa dopo la morte del Costa, il quale avendo finita la |
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sua vita in Mantoa, nella quale città sono poi stati sempre i suoi de- |
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scendenti, volle in questa chiesa aver per sé e per i suoi successori |
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la sepoltura. Fece il medesimo molte altre pitture delle quali non si |
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dirà altro, essendo abastanza aver fatto memoria delle migliori. Il |
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suo ritratto ho avuto in Mantoa da Fermo Ghisoni pittor ecc[ellente], |
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che mi affermò quello esser di propria mano del Costa, il quale di- |
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segnò ragionevolmente, come si può vedere nel nostro libro in una |
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carta di penna in cartapecora, dove è il giudizio di Salamone et un |
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San Girolamo di chiaro scuro, che sono molto ben fatti. |
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Furono discepoli di Lorenzo Ercole da Ferrara suo compatriota, |
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del quale si scriverà di sotto la Vita, e Lodovico Malino similmente |
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ferrarese, del quale sono molte opere nella sua patria et in altri luo- |
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ghi; ma la migliore che vi facesse fu una tavola, la quale è nella chiesa |
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di San Francesco di Bologna in una cappella vicina alla porta prin- |
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cipale, nella quale è quando Gesù Cristo, di dodici anni, disputa co' |
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Dottori nel tempio. Imparò anco i primi principii dal Costa il Dosso |
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Vecchio da Ferrara, dell'opere del quale si farà menzione al luogo |
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suo. E questo è quanto si è potuto ritrarre dalla vita et opere di |
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Lorenzo Costa ferrarese. |