Volume 3

Edizione Giuntina
    lodate; e parve che in quelle avanzasse Niccolò se stesso, non avendo
    mai fatto cosa migliore: insomma elleno sono tali, che possono stare
    appetto ad ogni altra opera simile. Onde n'acquistò tanto credito che
    meritò essere nel numero di coloro che furono in considerazione per
5   fare le porti di bronzo di S. Giovanni, se bene, fatto il saggio, rimase
    adietro e furono allogate, come si dirà al suo luogo, ad altri.
    Dopo queste cose andatosene Niccolò a Milano, fu fatto capo nel-
    l'Opera del Duomo di quella città, e vi fece alcune cose di marmo che
    piacquero pur assai. Finalmente essendo dagl'Aretini richiamato alla
10   patria perché facesse un tabernacolo pel Sagramento, nel tornarsene
    gli fu forza fermarsi in Bologna e fare, nel convento de' Frati Minori,
    la sepoltura di papa Alessandro Quinto, che in quella città aveva
    finito il corso degl'anni suoi. E comeché egli molto ricusasse quel-
    l'opera, non potette però non conscendere ai preghi di messer Lio-
15   nardo Bruni aretino, che era stato molto favorito segretario di quel
    Pontefice. Fece dunque Niccolò il detto sepolcro, e vi ritrasse quel
    Papa di naturale: ben è vero che, per la incommodità de' marmi et
    altre pietre, fu fatto il sepolcro e gl'ornamenti di stucchi e di pietre
    cotte, e similmente la statua del Papa sopra la cassa, la quale è posta
20   dietro al coro della detta chiesa.
    La quale opera finita, si ammalò Niccolò gravamente e poco appres-
    so si morì d'anni 67, e fu nella medesima chiesa sotterrato l'anno 1417.
    Et il suo ritratto fu fatto da Galasso ferrarese suo amicissimo, il quale
    dipigneva a que' tempi in Bologna a concorrenza di Iacopo e Simone
25   pittori bolognesi e d'un Cristofano, non so se ferrarese, o, come altri
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Edizione Torrentiniana
    di quello. In Arezzo fece di terracotta, sopra la porta del Vescovado del
    fianco, tre figure, e un San Luca di macigno nella facciata in una nic-
    chia che vi è. Alla Fraternita di Santa Maria della Misericordia lavorò
    di sua mano di pietra forte tutta la facciata, et una Nostra Donna che
30   tiene 'l popolo sotto il manto, con due figure nelle nicchie tonde che la
    mettano in mezzo: l'una fu San Gregorio papa e l'altra San Donato
    vescovo protettore di quella città, con buona grazia e con buona maniera.
    In Pieve alla cappella di San Biagio fece di terra una figura bellissima di
    detto Santo; et a Santo Antonio nella medesima città fece un tabernacolo
35   con Santo Antonio di terra, tondo, et un altro a sedere sopra la porta del-
    lo Spedale di detto luogo.
    Ritornò a Fiorenza, e sopra la statua del San Matteo di bronzo a San
    Michele in Orto fece alcune figurette di marmo nella nicchia di sopra, che
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