Volume 3

Edizione Giuntina
    che, o per sue bisogne o per altra cagione, ricondusse Donato
    a Firenze, onde quell'opera rimase imperfetta, anzi non comincia-
    ta. Solo restò nell'Opera del Duomo di quella città, di sua mano, un
    S. Giovanni Battista di metallo, al quale manca il braccio destro dal
5   gomito in su, e ciò si dice avere fatto Donato per non essere stato
    sodisfatto dell'intero pagamento.
    Tornato dunque a Firenze, lavorò a Cosimo de' Medici in S. Lo-
    renzo la sagrestia di stucco, cioè ne' peducci della volta quattro
    tondi co' campi di prospettiva, parte dipinti e parte di bassi rilievi
10   di storie degl'Evangelisti. Et in detto luogo fece due porticelle di
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Edizione Torrentiniana
    mona Papera orafo fiorentino, amico e domestico suo, il quale tornava
    da Roma et era persona molto intendente e di bonissimo ingegno in tale
    arte. Costui, poco amico de' Sanesi, vedendo preparata così bella opera
    ad onore di quella città, commosso da invidia e malignità cominciò con
15   molte ragioni a persuadere a Donato che non solamente e' non dovesse
    finire tale opera, ma guastare ancora e spezzare tutto quello che egli
    aveva fatto; e non restando giorno né notte da questa empia persuasione,
    lo condusse pur finalmente dopo una lunghissima resistenzia a macchiare
    la chiarissima bontà sua con questo errore. Avendoli dunque già persuaso
20   Bernardetto che il guastare le sole fatiche sue, non ancora messe in opera,
    non era uno ingiuriare i Sanesi ma solamente se stesso et in una cosa
    usitatissima, essendo lecito ad ogni artefice rimutare disegno e concetti,
    aspettarono un giorno di festa che i garzoni erano andati a spasso, e
    spezzarono tutte le forme, con grandissimo dolore di Donato. E subita-
25   mente messasi la via fra i piedi, se ne fuggirono a Fiorenza. I garzoni
    tornati, trovando spezzato e fracassato ogni cosa e non rivedendo Donato,
    sentendo che e' se ne era andato a Fiorenza, per ritrovarlo si misero in
    camino. Restò similmente nell'Opera del Duomo di Siena un San Gio-
    vanni Battista di metallo, al quale lasciò egli imperfetto il braccio
30   destro dal gomito in su, dicendo che non avendolo sodisfatto de lo in-
    tero pagamento, non voleva finirlo se non gli davano il doppio più di
    quello che aveva avuto. Di tutti questi disordini fu cagione la malignità
    di Bernardetto, che troppo gagliardamente operò nella semplicità di Do-
    natello; il quale troppo più credendo allo amico che e' non doveva, tardi
35   si accorse dello error suo.
    Lavorò nella tornata sua a Cosimo de' Medici in San Lorenzo la sa-
    grestia di stucco, cioè ne' peducci della volta quattro tondi coi campi di
    prospettiva, parte dipinti e parte di bassi rilievi di storie degli Evangelisti.
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