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nella vita e sì valente nell'arte della agricoltura, che nessuno che intorno |
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a quelle ville abitasse era stimato più di lui. Costui nello aconciare tutte |
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le cose era talmente ingegnoso e d'assai, che dove i ferri del suo me- |
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stiero adoperava, più tosto che rusticalmente adoperati e' paressino |
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ma da una mano che gentil fussi d'un valente orefice o intagliatore mo- |
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stravano essere esercitati. A costui fece la natura dono d'un figliuolo, il |
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quale egli per suo nome alle fonti fece nominare Giotto. Questo |
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fanciullo crescendo d'anni, con bonissimi costumi e documenti mostrava |
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in tutti gli atti ancora fanciulleschi una certa vivacità e prontezza d'in- |
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gegno straordinario di una età puerile, e non solo per questo invaghiva |
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Bondone, ma i parenti e tutti coloro che nella villa e fuori lo conosce- |
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vano. Per il che, sendo cresciuto Giotto in età di X anni, gli aveva Bon- |
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done dato in guardia alcune pecore del podere, le quali egli ogni giorno |
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quando in un luogo e quando in un altro l'andava pasturando; e venu- |
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tagli inclinazione da la natura dell'arte del disegno, spesso per le lastre |
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et in terra per l'arena disegnava del continuo per suo diletto alcuna cosa |
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di naturale overo che gli venissi in fantasia. E così avenne che un |
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giorno Cimabue, pittore celebratissimo, transferendosi per alcune sue |
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occorrenze da Fiorenza dove egli era in gran pregio, trovò inella villa |
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di Vespignano Giotto, il quale, in mentre che le sue pecore pascevano, |
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aveva tolto una lastra piana e pulita e con un sasso un poco apuntato |
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ritraeva una pecora di naturale, senza esserli insegnato modo nessuno |
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altro che dallo istinto della natura. Per il che fermatosi Cimabue e grandissimamente |