Volume 2

Edizione Giuntina
    Costui, avuto questo figliuolo al quale pose nome Giotto, l'allevò,
    secondo lo stato suo, costumatamente. E quando fu all'età di dieci
    anni pervenuto, mostrando in tutti gl'atti ancora fanciulleschi una vi-
    vacità e prontezza d'ingegno straordinario che lo rendea grato non pu-
5   re al padre, ma a tutti quelli ancora che nella villa e fuori lo conosce-
    vano, gli diede Bondone in guardia alcune pecore; le quali egli an-
    dando pel podere quando in un luogo e quando in un altro pasturan-
    do, spinto dall'inclinazione della natura all'arte del disegno, per le
    lastre et in terra o in su l'arena del continuo disegnava alcuna cosa di
10   naturale overo che gli venisse in fantasia. Onde andando un giorno
    Cimabue per sue bisogne da Fiorenza a Vespignano, trovò Giotto
    che, mentre le sue pecore pascevano, sopra una lastra piana e pulita
    con un sasso un poco apuntato ritraeva una pecora di naturale, senza
    avere imparato modo nessuno di ciò fare da altri che dalla natura.
15   Per che fermatosi Cimabue tutto maraviglioso, lo domandò se voleva
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Edizione Torrentiniana
    nella vita e sì valente nell'arte della agricoltura, che nessuno che intorno
    a quelle ville abitasse era stimato più di lui. Costui nello aconciare tutte
    le cose era talmente ingegnoso e d'assai, che dove i ferri del suo me-
    stiero adoperava, più tosto che rusticalmente adoperati e' paressino
20   ma da una mano che gentil fussi d'un valente orefice o intagliatore mo-
    stravano essere esercitati. A costui fece la natura dono d'un figliuolo, il
    quale egli per suo nome alle fonti fece nominare Giotto. Questo
    fanciullo crescendo d'anni, con bonissimi costumi e documenti mostrava
    in tutti gli atti ancora fanciulleschi una certa vivacità e prontezza d'in-
25   gegno straordinario di una età puerile, e non solo per questo invaghiva
    Bondone, ma i parenti e tutti coloro che nella villa e fuori lo conosce-
    vano. Per il che, sendo cresciuto Giotto in età di X anni, gli aveva Bon-
    done dato in guardia alcune pecore del podere, le quali egli ogni giorno
    quando in un luogo e quando in un altro l'andava pasturando; e venu-
30   tagli inclinazione da la natura dell'arte del disegno, spesso per le lastre
    et in terra per l'arena disegnava del continuo per suo diletto alcuna cosa
    di naturale overo che gli venissi in fantasia. E così avenne che un
    giorno Cimabue, pittore celebratissimo, transferendosi per alcune sue
    occorrenze da Fiorenza dove egli era in gran pregio, trovò inella villa
35   di Vespignano Giotto, il quale, in mentre che le sue pecore pascevano,
    aveva tolto una lastra piana e pulita e con un sasso un poco apuntato
    ritraeva una pecora di naturale, senza esserli insegnato modo nessuno
    altro che dallo istinto della natura. Per il che fermatosi Cimabue e grandissimamente
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