Volume 6

Edizione Giuntina
    se il soccorso di molti buoni e veri amici, ai quali sarò sem-
    pre obbligatissimo, non mi avessero fatto buon animo e confortato-
    mi a seguitare, con tutti quegl'amorevoli aiuti che per loro si sono po-
    tuti di notizie e d'avisi e riscontri di varie cose, delle quali, comeché
5   vedute l'avessi, io stava assai perplesso e dubbioso. I quali aiuti sono
    veramente stati sì fatti, che io ho potuto puramente scoprire il vero e
    dare in luce quest'opera, per ravvivare la memoria di tanti rari e pelle-
    grini ingegni, quasi del tutto sepolta, e a benefizio di que' che dopo
    noi verranno. Nel che fare mi sono stati, come altrove si è detto, di
10   non piccolo aiuto gli scritti di Lorenzo Ghiberti, di Domenico Gril-
    landai e di Raffaello da Urbino; ai quali, se bene ho prestato fede, ho
    nondimeno sempre voluto riscontrare il lor dire con la veduta del-
    l'opere: essendo che insegna la lunga pratica i solleciti dipintori a
    conoscere, come sapete, non altramente le varie maniere degl'arte-
15   fici che si faccia un dotto e pratico cancelliere i diversi e variati scritti
    de' suoi eguali, e ciascuno i caratteri de' suoi più stretti famigliari
    amici e congiunti. Ora, se io averò conseguito il fine che io ho desi-
    derato, che è stato di giovare et insiememente dilettare, mi sarà som-
    mamente grato; e quando sia altrimenti, mi sarà di contento, o almeno
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Edizione Torrentiniana
20   maggior suono e più alto stile celebrare e fare immortali questi artefici
    gloriosi, che io semplicemente ho tolti alla polvere et alla oblivione, che
    già in gran parte gli avea soppressi. E mi sono ingegnato per questo
    effetto, con ogni diligenzia possibile, verificare le cose dubbiose con più
    riscontri, e registrare a ciascuno artefice nella sua Vita quelle cose che
25   elli hanno fatte; pigliando nientedimeno i ricordi e gli scritti da persone
    degne di fede, e col parere e consiglio sempre degli artefici più antichi
    che hanno avuto notizia delle opere e quasi le hanno vedute fare. Inoltre
    mi sono aiutato ancora e non poco degli scritti di Lorenzo Ghiberti, di
    Domenico del Ghirlandaio e di Raffaello da Urbino; a' quali, ancora
30   che io abbia aggiustato fede come giustamente si conveniva, ho pur
    sempre voluto riscontrar l'opere con la veduta, la quale per la lunga
    pratica (e sia detto ciò senza invidia) così riconosce le varie maniere
    degli artefici come un pratico cancelliere i diversi e variati scritti de'
    suoi equali. Ora, se io arò conseguito il fine che sommamente desiderava,
35   cioè il far lume fra tante tenebre alle cose de' nostri antichi, e preparare
    la materia e la via a chi vorrà scriverle, mi sarà sommamente grato, e
    dilettando e giovando in parte, mi parrà riportare e premio e frutto
    grandissimo de le lunghe fatiche e travagli che nella opera possono conoscersi.
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