Volume 5

Edizione Giuntina
    o più maggiore che quello d'Antonino che è in Campidoglio) tutto
    unito e sottile ugualmente per tutto: et è gran cosa che sì grand'opera
    non pesa se non venti migliaia. Ma furono tanti i disagi e le fatiche
    che vi spese Daniello, il quale, anzi che non, era di poca comples-
5   sione e malinconico, che non molto dopo gli sopragiunse un catarro
    crudele che lo condusse molto male. Anzi, dove arebbe dovuto Da-
    niello star lieto, avendo in così raro getto superato infinite difficultà,
    non parve che mai poi, per cosa che prospera gl'avenisse, si rallegras-
    se. E non passò molto che il detto catarro in due giorni gli tolse la
10   vita, a dì quattro d'aprile 1566. Ma inanzi, avendosi preveduta la mor-
    te, si confessò molto divotamente e volle tutti i Sacramenti della
    Chiesa; e poi, facendo testamento, lasciò che il suo corpo fusse se-
    pellito nella nuova chiesa stata principiata alle Terme da Pio Quarto
    ai monaci Certosini, ordinando che in quel luogo et alla sua sepoltura
15   fusse posta la statua di quell'Angelo che aveva già cominciata per lo
    portone di Castello. E di tutto diede cura (facendogli in ciò essecutori
    del suo testamento) a Michele degl'Alberti fiorentino et a Feliciano
    da San Vito di quel di Roma, lasciando per ciò loro dugento scudi.
    La quale ultima volontà essequirono ambidue con amore e diligenza,
20   dandogli in detto luogo, secondo che da lui fu ordinato, onorata se-
    poltura. Ai medesimi lasciò tutte le sue cose appartenenti all'arte,
    forme di gesso, modelli, disegni, e tutte altre masserizie e cose da
    lavorare; onde si offersono all'ambasciadore di Francia di dare finita
    del tutto fra certo tempo l'opera del cavallo e la figura del re che vi
25   andava sopra. E nel vero, essendosi ambidue esercitati molti anni
    sotto la disciplina e studio di Daniello, si può da loro sperare ogni
    gran cosa.
    È stato creato similmente di Daniello Biagio da Carigliano
    pistolese e Giovampaulo Rossetti da Volterra, che è persona molto
30   diligente e di bellissimo ingegno; il quale Giovampaulo, essendosi
    già molti anni sono ritirato a Volterra, ha fatto e fa opere degne di
    molta lode. Lavorò parimente con Daniello e fece molto frutto Marco
    da Siena, il quale condottosi a Napoli, si è presa quella città per pa-
    tria e vi sta e lavora continuamente. È stato similmente creato di Da-
35   niello Giulio Mazzoni da Piacenza, che ebbe i suoi primi principii
    dal Vasari, quando in Fiorenza lavorava una tavola per messer Bia-
    gio Mei, che fu mandata a Lucca e posta in San Piero Cigoli, e quan-
    do in Monte Oliveto di Napoli faceva esso Giorgio la tavola dell'alta-
    re maggiore, una grande opera nel reffettorio e la sagrestia di San
40   Giovanni Carbonaro, i portegli dell'organo del Piscopio, con altre
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