Volume 5

Edizione Giuntina
    Dipinse dunque, a' prieghi del padre del cavalier Giovan France-
    sco di Spilimbergo, un fregio d'una sala pieno di festoni, di putti, di
    frutte et altre fantasie; e dopo adornò di vaghi stucchi e pitture la
    capella di Santa Maria di Civitale; et ai canonici del Duomo di quel
5   luogo fece due bellissimi stendardi; et alla Fraternita di Santa Maria
    di Castello in Udine dipinse, in un ricco gonfalone, la Nostra Donna
    col Figliuolo in braccio, et un Angelo graziosissimo che gli
    porge il castello, che è sopra un monte nel mezzo della città. In Vine-
    zia fece nel palazzo del patriarca d'Aquilea, Grimani, una bellissima
10   camera di stucchi e pitture, dove sono alcune storiette bellissime di
    mano di Francesco Salviati.
    Finalmente, l'anno mille cinquecento e cinquanta, andato Giovan-
    ni a Roma a pigliare il santissimo Giubileo a piedi e vestito da pelle-
    grino poveramente et in compagnia di gente bassa, vi stette molti
15   giorni senz'essere conosciuto da niuno. Ma un giorno andando a
    San Paulo, fu riconosciuto da Giorgio Vasari, che in cocchio andava
    al medesimo perdono in compagnia di messer Bindo Altoviti suo
    amicissimo. Negò a principio Giovanni di esser desso, ma finalmente
    fu forzato a scoprirsi et a dirgli che avea gran bisogno del suo aiuto
20   appresso al Papa per conto della sua pensione che aveva in sul Piom-
    bo, la quale gli veniva negata da un fra' Guglielmo scultore genoese,
    che aveva quell'ufficio avuto dopo la morte di fra' Bastiano. Della
    qual cosa parlando Giorgio al Papa, fu cagione che l'obligo si rinovò,
    e poi si trattò di farne permuta in un canonicato d'Udine per un
25   figliuolo di Giovanni. Ma essendo poi di nuovo agirato da quel fra'
    Guglielmo, se ne venne Giovanni da Udine a Firenze, creato che fu
    papa Pio, per essere da Sua Eccellenza appresso quel Pontefice, col
    mezzo del Vasari, aiutato e favorito.
    Arrivato dunque a Firenze, fu da Giorgio fatto conoscere a Sua
30   Eccellenza illustrissima; con la quale andando a Siena e poi di lì a
    Roma, dove andò anco la signora duchessa Leonora, fu in guisa dalla
    benignità del Duca aiutato, che non solo fu di tutto quello disiderava
    consolato, ma dal Pontefice messo in opera con buona provisione a dar
    perfezione e fine all'ultima loggia, la quale è sopra quella che gli avea
35   già fatta fare papa Leone; e quella finita, gli fece il medesimo Papa
    ritoccare tutta la detta loggia prima. Il che fu errore e cosa poco con-
    siderata, perciò che il ritoccarla a secco le fece perdere tutti que'
    colpi maestrevoli che erano stati tirati dal pennello di Giovanni nel-
    l'eccellenza della sua migliore età, e perdere quella freschezza e fie-
40   rezza che la facea, nel suo primo essere, cosa rarissima.
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