Volume 4

Edizione Giuntina
    e quello che segue. Fece il Granacci pel medesimo apparato, e prima
    e poi, molte prospettive da comedia; e stando col Grillandaio lavorò
    stendardi da galea, bandiere et insegne d'alcuni cavalieri a sproni
    d'oro nell'entrare publicamente in Firenze, e tutto a spese de' capi-
5   tani di Parte Guelfa, come allora si costumava, e si è fatto anco, non
    ha molto, a' tempi nostri. Similmente, quando si facevano le Po-
    tenze e l'armeg[g]erie, fece molte belle invenzioni d'abbigliamenti et
    acconcimi. La quale maniera di feste, che è propria de' Fiorentini
    et è piacevole molto - vedendosi uomini quasi ritti del tutto a cavallo,
10   in sulle staffe cortissime, rompere la lancia con quella facilità che
    fanno i guerrieri ben serrati nell'arcione -, si fecero tutte per la
    detta venuta di Leone a Firenze. Fece anco, oltre all'altre cose, il
    Granacci un bellissimo arco trionfale dirimpetto alla porta di Badia,
    pieno di storie di chiaro scuro con bellissime fantasie; il quale arco
15   fu molto lodato, e particolarmente per l'invenzione dell'architettura
    e per aver finto per l'entrata della via del Palagio il ritratto della me-
    desima porta di Badia, con le scalee et ogni altra cosa, che, tirata
    in prospettiva, non era dissimile la dipinta e posticcia dalla vera e
    propria; e per ornamento del medesimo arco fece di terra alcune
20   figure di rilievo di sua mano bellissime, et in cima all'arco in una
    grande inscrizione queste parole: LEONI X PONT. MAX. FIDEI CULTORI.
    Ma per venire oggimai ad alcune opere del Granacci che sono in
    essere, dico che avendo egli studiato il cartone di Michelagnolo men-
    tre che esso Buonarroto per la sala grande di Palazzo il faceva,
25   acquistò tanto e di tanto giovamento gli fue, che essendo Michela-
    gnolo chiamato a Roma da papa Giulio Secondo perché dipignesse
    la volta della capella di Palazzo, fu il Granacci de' primi ricerchi
    da Michelagnolo che gl'aiutassero colorire a fresco quell'opera se-
    condo i cartoni che esso Michelagnolo avea fatto. Bene è vero che
30   non piacendogli poi la maniera né il modo di fare di nessuno, trovò
    via, senza licenziarli, chiudendo la porta a tutti e non si lasciando
    vedere, che tutti se ne tornarono a Fiorenza. Dove dipinse il Granacci
    a Pier Francesco Borgherini nella sua casa di borgo Santo Apostolo
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Edizione Torrentiniana
    aiutò a finire l'opere della tavola di Santa Maria Novella, da Domenico
35   suo maestro lasciata imperfetta. Egli studiò molto al cartone di Michele
    Agnolo, e da lui fu condotto a Roma per l'opera della cappella: dove
    poi con gli altri scornato, se ne tornò a Fiorenza. Dipinse a Pier Fran-
    cesco Borgherini in Fiorenza una storia a olio in una camera de' fatti
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