Volume 4

Edizione Giuntina
    vivace ingegno et inclinazione al disegno, fu dato in cura a Cosimo,
    che lo prese più che volentieri: e fra molti discepoli ch'egli aveva,
    vedendolo crescere con gli anni e con la virtù, gli portò amore come
    a figliuolo, e per tale lo tenne sempre. Aveva questo giovane
5   da natura uno spirito molto elevato, et era molto stratto e vario di
    fantasia dagli altri giovani che stavono con Cosimo per imparare la
    medesima arte. Costui era qualche volta tanto intento a quello che
    faceva, che ragionando di qualche cosa, come suole avvenire, nel
    fine del ragionamento bisognava rifarsi da capo a racontargnene, es-
10   sendo ito col cervello ad un'altra sua fantasia. Et era similmente
    tanto amico de la solitudine, che non aveva piacere se non quando
    pensoso da sé solo poteva andarsene fantasticando e fare suoi castelli
    in aria. Onde aveva cagione di volergli ben grande Cosimo suo mae-
    stro; per che se ne serviva talmente ne l'opere sue, che spesso spesso
15   gli faceva condurre molte cose che erano d'importanza, conoscendo
    che Piero aveva e più bella maniera e miglior giudizio di lui. Per que-
    sto lo menò egli seco a Roma quando vi fu chiamato da papa Sisto
    per far le storie de la cappella, in una de le quali Piero fece un paese
    bellissimo, come si disse ne la Vita di Cosimo. E perché egli ritraeva
20   di naturale molto eccellentemente, fece in Roma dimolti ritratti di
    persone segnalate, e particularmente quello di Verginio Orsino e di
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Edizione Torrentiniana
    Ma venendo più al particulare, dico che mentre che Cosimo Rosselli
    lavorava in Fiorenza, gli fu raccomandato un giovanetto per dovere
    imparar l'arte della pittura, di età di anni XII, il cui nome fu Piero;
25   il quale aveva da natura uno spirito molto elevato, et era molto stratto
    e vario di fantasia dagli altri giovani che stavono con Cosimo per im-
    parare la medesima arte. Costui era qualche volta tanto intento a
    quello che faceva, che ragionando di qualche cosa, come suole avenire,
    nel fine del ragionamento bisognava rifarsi da capo a ricontargnene,
30   essendo ito col cervello ad un'altra sua fantasia. Era costui tanto amico
    de la solitudine, che non aveva piacere se non quando pensoso da sé solo
    poteva andarsene fantasticando e fare i suoi castelli in aria. Volevagli
    un bene grande Cosimo suo maestro; per che se ne serviva talmente ne
    le opere sue, che spesso spesso gli faceva condurre molte cose che erano
35   d'importanza, conoscendo che Piero aveva e più bella maniera e mi-
    glior giudizio di lui. Per questo lo menò egli seco a Roma quando vi fu
    chiamato da papa Sisto per far le storie de la capella, in una de le quali
    Piero fece un paese bellissimo, come si disse nella Vita di Cosimo.
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