Volume 4

Edizione Giuntina
    la maggior parte delle Pistole di Plinio in una vecchia libreria
    in Parigi; le quali, non essendo state più in mano degl'uomini, fu-
    rono stampate da Aldo Manuzio, come si legge in una sua pistola
    latina stampata con le dette.
5   Fece fra' Iocondo, stando in Parigi al servizio del re Lodovico Duo-
    decimo, due superbissimi ponti sopra la Senna, carichi di botteghe:
    opera degna veramente del grand'animo di quel re e del maraviglioso
    ingegno di fra' Iocondo; onde meritò, oltre la inscrizione che ancor
    oggi si vede in queste opere in lode sua, che il Sanazaro poeta raris-
10   simo l'onorasse con questo bellissimo distico:
    Iocundus geminum imposuit tibi, Sequana, pontem:
    Hunc tu iure potes dicere Pontificem.
    Fece oltre ciò altre infinite opere per quel re in tutto il regno:
    ma essendo stato solamente fatto memoria di queste come maggiori,
15   non ne dirò altro.
    Trovandosi poi in Roma alla morte di Bramante, gli fu data la
    cura del tempio di San Piero, in compagnia di Raffaello da Urbino
    e Giuliano da S. Gallo, acciò continuasse quella fabrica cominciata
    da esso Bramante; per che, minacciando ella rovina in molte parti
20   per essere stata lavorata in fretta e per le cagioni dette in altro luogo,
    fu per consiglio di fra' Iocondo, di Raffaello e di Giuliano per la
    maggior parte rifondata; nel che fare, dicono alcuni che ancora vi-
    vono e furono presenti, si tenne questo modo. Furono cavate, con
    giusto spazio dall'una all'altra, molte buche grandi a uso di pozzi,
25   ma quadre, sotto i fondamenti; e quelle ripiene di muro fatto a
    mano, furono, fra l'uno e l'altro pilastro overo ripieno di quelle,
    gettati archi fortissimi sopra il terreno, in modo che tutta la fabrica
    venne a esser posta, senza che si rovinasse, sopra nuove fondamenta,
    e senza pericolo di fare mai più risentimento alcuno.
30   Ma quello in che mi pare che meriti somma lode fra' Iocondo,
    si fu un'opera di che gli deveno avere obligo eterno non pur i Vini-
    ziani, ma con essi tutto il mondo; perché considerando egli che l'e-
    ternità della Rep[ublica] di Vinezia pende in gran parte dal conservarsi
    nel sito inespugnabile di quelle lagune, nelle quali è quasi miracolo-
35   samente edificata quella città, e che ogni volta che le dette lagune
    atterrassero, o sarebbe l'aria infetta e pestilente, e per conseguente
    la città inabitabile, o che per lo meno ella sarebbe sottoposta a tutti
    quei pericoli a che sono le città di terraferma, si mise a pensare in
    che modo si potesse provedere alla conservazione delle lagune e del
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