Volume 3

Edizione Giuntina
    molto. Stette con esso lui ancora, se ben non fece molto frutto,
    Benedetto Coda da Ferrara, che abitò in Arimini, dove fece molte
    pitture, lasciando dopo sé Bartolomeo suo figliuolo che fece il mede-
    simo. Dicesi che anco Giorgione da Castelfranco attese all'arte con
5   Giovanni ne' suoi primi principii; e così molti altri, e del Trevisano
    e Lombardi, de' quali non accade far memoria.
    Finalmente Giovanni essendo pervenuto all'età di novanta anni,
    passò di male di vecchiaia di questa vita, lasciando per l'opere fatte
    in Vinezia sua patria e fuori eterna memoria del nome suo; e nella
10   medesima chiesa e nello stesso deposito fu egli onoratamente sepolto
    dove egli aveva Gentile suo fratello collocato. Né mancò in Venezia
    chi con sonetti et epigrammi cercasse di onorare lui morto, sì come
    aveva egli vivendo sé e la sua patria onorato.
    Ne' medesimi tempi che questi Bellini vissono, o poco inanzi, di-
15   pinse molte cose in Vinezia Giacomo Marzone, il quale fra l'altre
    fece in S. Lena, alla cappella dell'Assunzione, la Vergine con una
    palma, S. Benedetto, S. Lena e S. Giovanni, ma colla maniera vec-
    chia e con le figure in punta di piedi, come usavano i pittori che furo
    al tempo di Bartolomeo da Bergamo, etc..
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Edizione Torrentiniana
20   tutta la figura. Sté con seco, ancora che facesse poco frutto, Benedetto
    Coda da Ferrara, che abitò a Rimini, et in quella città fece molte pit-
    ture, lasciando di sé Bartolomeo suo figliuolo che fece il medesimo. Dicesi
    che ancora Giorgione da Castelfranco attese a quella arte seco ne' suoi
    primi principii; e molti altri del Travisano e Lombardi, che non iscade
25   farne memoria.
    E per tornare a Giovanni, egli già condotto alla età di LXXXX
    anni, lassando nome per le opere fatte in Venezia sua patria e fuori di
    quella, passò di male di vecchiaia da questa vita ad una migliore; e nella
    medesima chiesa et in quello stesso deposito che egli aveva fatto a Gentile
30   onoratamente fu sepelito. Né mancò in Venezia chi con sonetti volgari e
    con epigrammi latini cercassi di onorarlo morto come egli aveva cercato
    sempre di onorar vivo la patria sua; e molti gli renderono i versi che egli
    aveva già fatti nella giovanezza nel dilettarsi della poesia, e quello che
    molto più importa, fu lodato da il lodatissimo Ariosto, che nel far men-
35   zione degli eccellenti pittori moderni nel canto XXXIII a la seconda
    stanza disse:
    Que' ch'a nostri dì furo e sono ancora
    Leonardo, Andrea Mantegna e Gian Bellino.
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