Volume 6

Edizione Giuntina
    attorno, et essendo in mez[z]o la Fortuna, viene talvolta l'Invidia a
    esser sopra essa Fortuna e Virtù, e d'altra parte la Virtù sopra l'In-
    vidia e Fortuna, sì come si vede che aviene spesse volte veramente.
    Dintorno nelle facciate sono la Copia, la Liberalità, la Sapienza, la
5   Prudenza, la Fatica, l'Onore et altre cose simili; e sotto attorno girano
    storie di pittori antichi, di Apelle, di Zeusi, Parrasio, Protogene et
    altri, con varii partimenti e minuzie, che lascio per brevità. Feci an-
    cora nel palco d'una camera di legname intagliato Abram in un gran
    tondo, di cui Dio benedice il seme e promette multiplicherà in infi-
10   nito; et in quattro quadri, che a questo tondo sono intorno, feci la
    Pace, la Concordia, la Virtù e la Modestia. E perché adorava sempre
    la memoria e le opere degli antichi, vedendo tralasciare il modo di co-
    lorire a tempera, mi venne voglia di risuscitare questo modo di dipi-
    gnere, e la feci tutta a tempera; il qual modo per certo non merita
15   d'esser affatto dispregiato o tralasciato. Et all'entrar della camera feci,
    quasi burlando, una sposa che ha in una mano un rastrello, col quale
    mostra avere rastrellato e portato seco quanto ha mai potuto dalla
    casa del padre; e nella mano che va innanzi, entrando in casa il ma-
    rito, ha un torchio acceso, mostrando di portare, dove va, il fuoco che
20   consuma e distrugge ogni cosa.
    Mentre che io mi stava così passando tempo, venuto l'anno 1548,
    don Giovan Benedetto da Mantoa, abate di Santa Fiore e Lucilla,
    monasterio de' monaci Neri Cassinensi, dilettandosi infinitamente
    delle cose di pittura et essendo molto mio amico, mi pregò che io vo-
25   lessi fargli nella testa di uno loro refettorio un Cenacolo, o altra cosa
    simile. Onde risolutomi a compiacerli, andai pensando di farvi alcuna
    cosa fuor dell'uso comune; e così mi risolvei, insieme con quel buon
    Padre, a farvi le nozze della reina Ester con il re Asuero, e il tutto in
    una tavola a olio, lunga quindici braccia, ma prima metterla in sul
30   luogo e quivi poi lavorarla. Il qual modo (e lo posso io affermare che
    l'ho provato) è quello che si vorrebbe veramente tenere, a volere che
    avessono le pitture i suoi proprii e veri lumi: perciò che infatti il la-
    vorare a basso, o in altro luogo che in sul proprio dove hanno da stare,
    fa mutare alle pitture i lumi, l'ombre e molte altre proprietà. In que-
35   st'opera adunque mi sforzai di mostrare maestà e grandezza, come-
    ché io non possa far giudizio se mi venne fatto o no: so bene che il
    tutto disposi in modo che con assai bell'ordine si conoscono
    tutte le maniere de' serventi, paggi, scudieri, soldati della guardia,
    bottiglieria, credenza, musici et un nano, et ogni altra cosa che a reale
40   e magnifico convito è richiesta. Vi si vede fra gl'altri lo scalco condurre
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