Volume 5

Edizione Giuntina
    imparato in Mantoa, e volentieri, se avesse potuto, se ne sarebbe
    smorbato. Ma poiché altro non si poteva, si risolvé a volere disim-
    parare e, dopo la perdita di tanti anni, di maestro divenire discepolo.
    Per che cominciato a disegnare di quelle cose che erano migliori e
5   più difficili, et a studiare con ogni possibile diligenza quelle maniere
    tanto lodate, non attese quasi ad altro per ispazio di due anni con-
    tinui: per lo che mutò in tanto la pratica e maniera cattiva in buona,
    che n'era tenuto dagl'artefici conto; e che fu più, tanto adoperò
    col sottomettersi e con ogni qualità d'amorevole ufficio, che divenne
10   amico di Raffaello da Urbino, il quale, come gentilissimo e non in-
    grato, insegnò molte cose, aiutò e favorì sempre Benvenuto; il quale,
    se avesse seguitato la pratica di Roma, senz'alcun dubbio arebbe
    fatto cose degne del bell'ingegno suo. Ma perché fu costretto, non
    so per qual accidente, tornare alla patria, nel pigliare licenza da
15   Raffaello gli promise, secondo che egli il consigliava, di tornare a
    Roma, dove l'assicurava Raffaello che gli darebbe più che non vo-
    lesse da lavorare, et in opere onorevoli. Arrivato dunque Benvenuto
    in Ferrara, assettato che egli ebbe le cose e spedito la bisogna che ve
    l'aveva fatto venire, si metteva in ordine per tornarsene a Roma,
20   quando il signor Alfonso duca di Ferrara lo mise a lavorare
    nel castello, in compagnia d'altri pittori ferraresi, una cappelletta;
    la quale finita, gli fu di nuovo interrotto il partirsi dalla molta corte-
    sia di messer Antonio Costabili, gentiluomo ferrarese di molta auto-
    rità, il quale gli diede a dipignere nella chiesa di Santo Andrea all'al-
25   tar maggiore una tavola a olio; la quale finita, fu forzato farne un'al-
    tra in San Bertolo, convento de' monaci Cistercensi, nella quale fece
    l'Adorazione de' Magi, che fu bella e molto lodata. Dopo ne fece
    un'altra in Duomo, piena di varie e molte figure, e due altre, che fu-
    rono poste nella chiesa di Santo Spirito, in una delle quali è la Ver-
30   gine in aria col Figliuolo in collo e di sotto alcun'altre figure, e nel-
    l'altra la Natività di Gesù Cristo. Nel fare delle quali opere ricordan-
    dosi alcuna volta d'avere lasciato Roma, ne sentiva dolore estremo,
    et era risoluto per ogni modo di tornarvi, quando sopravenendo la
    morte di Piero suo padre, gli fu rotto ogni disegno; perciò che tro-
35   vandosi alle spalle una sorella da marito e un fratello di quattordici
    anni, e le sue cose in disordine, fu forzato a posare l'animo et ac-
    comodarsi ad abitare la patria. E così, avendo partita la compagnia
    con i Dossi, i quali avevano insino allora con esso lui lavorato, di-
    pinse da sé nella chiesa di San Francesco, in una cappella, la Ressu-
40   rezione di Lazzero, piena di varie e buone figure, colorita vagamente
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