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Barbaro, eletto patriarca d'Aquileia, uomo di queste profes- |
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sioni intendentissimo e che n'ha scritto, nel ritornare dal Concilio |
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di Trento, vide non senza maraviglia quello che di quell'opera era |
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fatto e quello che giornalmente si lavorava; et avendola più volte |
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considerata, ebbe a dire non aver mai veduta simile e non potersi far |
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meglio. E questo basti per saggio di quello che si può dall'ingegno |
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di Bernardino, nato per madre de' San Micheli, sperare. |
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Ma per tornare a Michele, da cui ci partimo non senza cagione |
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poco fa, gl'arrecò tanto dolore la morte di Giangirolamo, in cui vide |
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mancare la casa de' San Micheli, non essendo del nipote rimasi |
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figliuoli, ancorché si sforzasse di vincerlo e ricoprirlo, che in pochi |
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giorni fu da una maligna febre ucciso, con incredibile dolore della |
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patria e de' suoi illustrissimi Signori. Morì Michele l'anno 1559, e |
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fu sepolto in San Tommaso de' frati Carmelitani, dove è la sepoltura |
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antica de' suoi maggiori; et oggi messer Niccolò San Michele medico |
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ha messo mano a fargli un sepolcro onorato, che si va tuttavia met- |
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tendo in opera. |
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Fu Michele di costumatissima vita et in tutte le sue cose molto |
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onorevole; fu persona allegra, ma però mescolato col grave; fu ti- |
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morato di Dio e molto relligioso, intantoché non si sarebbe mai |
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messo a fare la mattina alcuna cosa che prima non avesse udito |
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messa divotamente e fatte sue orazioni; e nel principio dell'im- |
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prese d'importanza faceva sempre la mattina innanzi ad ogni al- |
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tra cosa cantar solennemente la messa dello Spirito Santo o della |
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Madonna. Fu liberalissimo e tanto cortese con gli amici, che così |
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erano eglino delle cose di lui signore come egli stesso. Né tacerò qui |
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un segno della sua lealissima bontà, il quale credo che pochi altri sap- |
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piano fuor che io. Quando Giorgio Vasari, del quale, come si è detto, |
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fu amicissimo, partì ultimamente da lui in Vinezia, gli disse Mi- |
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chele: «Io voglio che voi sappiate, messer Giorgio, che quando io |
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stetti in mia giovanezza a Monte Fiascone, essendo innamorato della |
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moglie d'uno scarpellino, come volle la sorte, ebbi da lei cortese- |
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mente, senza che mai niuno da me lo risapesse, tutto quello che io |
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disiderava. Ora avendo io inteso che quella povera donna è rimasa |
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vedova e con una figliuola da marito, la quale dice avere di me con- |
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ceputa, voglio, ancorché possa agevolmente essere che ciò, come io |
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credo, non sia vero, portatele questi cinquanta scudi d'oro e date- |
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gliele da mia parte per amor di Dio, acciò possa aiutarsi et accomo- |
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dare secondo il grado suo la figliuola». Andando dunque Giorgio |
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a Roma, giunto in Monte Fiascone, ancorché la buona donna gli confessasse |