Volume 5

Edizione Giuntina
    una nella chiesa e compagnia di S. Rocco, e l'altra all'altare maggiore
    di S. Domenico; ma non gli riuscì, perciò che l'una e l'altra fu fatta
    fare a Giorgio Vasari, essendo il suo disegno, fra molti che ne furono
    fatti, più di tutti gli altri piacciuto. Fece Giovann'Antonio per la
5   Compagnia dell'Ascensione di quella città, in un gonfalone da por-
    tare a processione, Cristo che risuscita, con molti soldati intorno al
    sepolcro, et il suo ascendere in cielo con la Nostra Donna in mezzo
    a' dodici Apostoli: il che fu fatto molto bene e con diligenza. Nel
    Castello della Pieve fece in una tavola a olio la Visitazione di Nostra
10   Donna et alcuni Santi attorno; et in una tavola, che fu fatta per la
    Pieve a S. Stefano, la Nostra Donna et altri Santi; le quali due
    opere condusse il Lappoli molto meglio che l'altre che aveva fatto
    infino allora, per avere veduti con suo commodo molti rilievi e gessi
    di cose formate dalle statue di Michelagnolo e da altre cose antiche,
15   stati condotti da Giorgio Vasari nelle sue case d'Arezzo. Fece il me-
    desimo alcuni quadri di Nostre Donne che sono per Arezzo et in
    altri luoghi, et una Iudith che mette la testa d'Oloferne in una sporta
    tenuta da una sua servente, la quale ha oggi monsignor messer Ber-
    nardetto Minerbetti vescovo d'Arezzo, il quale amò assai Giovan
20   Antonio, come fa tutti gl'altri virtuosi, e da lui ebbe, oltre all'altre
    cose, un S. Giovan Batista giovinetto nel deserto, quasi tutto ignudo,
    che è da lui tenuto caro, perché è bonissima figura. Finalmente co-
    noscendo Giovan Antonio che la perfezzione di quest'arte non con-
    sisteva in altro che in cercar di farsi a buon'ora ricco d'invenzione, e
25   studiare assai gli ignudi e ridurre le difficultà del far[e] in facilità, si
    pentiva di non avere speso il tempo che aveva dato a' suoi piaceri
    negli studii dell'arte, e che non bene si fa in vecchiezza quello che
    in giovanezza si potea fare: e comeché sempre conoscesse il suo er-
    rore, non però lo conobbe interamente, se non quando, essendosi già
30   vecchio messo a studiare, vidde condurre in quarantadue giorni una
    tavola a olio lunga quattordici braccia et alta sei e mezzo da Giorgio
    Vasari, che la fece per lo reffettorio de' monaci della badia di Santa
    Fiore in Arezzo, dove sono dipinte le nozze d'Ester e del re Assue-
    ro; nella quale opera sono più di sessanta figure maggiori del vivo.
35   Andando dunque alcuna volta Giovann'Antonio a vedere lavorare
    Giorgio, e standosi a ragionar seco, diceva: «Or conosco io che 'l
    continuo studio e lavorare è quello che fa uscir gli uomini di stento,
    e che l'arte nostra non viene per Spirito Santo». Non lavorò molto
    Giovan Antonio a fresco, perciò che i colori gli facevono troppa
40   mutazione; nondimeno si vede di sua mano, sopra la chiesa di
- pagina 185 -
pagina precedentepagina successiva