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con buona openione dell'universale in grandissima aspettazione. Tor- |
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nato dunque alla patria già uomo di ventisei anni, vi si fermò per alcu- |
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ni mesi dando bonissimo saggio del saper suo; perciò che fece la pri- |
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ma tavola della Madonna nel Duomo, dentrovi, oltre la Vergine, San |
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Crescenzio e San Vitale, all'altare di Santa Croce, dove è un Angelet- |
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to sedente in terra che suona la viola con grazia veramente angelica e |
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con semplicità fanciullesca, condotta con arte e giudizio. Appresso |
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dipinse un'altra tavola per l'altare maggiore della chiesa della Trini- |
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tà con una Santa Apollonia a man sinistra del detto altare. |
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Per queste opere et alcune altre, delle quali non accade far men- |
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zione, spargendosi la fama et il nome di Timoteo, egli fu da Raffaello |
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con molta instanza chiamato a Roma; dove andato di bonissima vo- |
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glia, fu ricevuto con quella amorevolezza et umanità che fu non meno |
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propria di Raffaello che si fusse l'eccellenza dell'arte. Lavorando |
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dunque con Raffaello, in poco più d'un anno fece grande acquisto, |
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non solamente nell'arte, ma ancora nella robba, perciò che in detto |
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tempo rimise a casa buone somme di danari. Lavorò col maestro |
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nella chiesa della Pace le Sibille di sua mano et invenzione, che sono |
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nelle lunette a man destra, tanto stimate da tutti i pittori: |
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il che affermano alcuni che ancora si ricordano averle veduto lavo- |
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rare, e ne fanno fede i cartoni che ancor si ritruovano appresso i suoi |
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successori. Parimente da sua posta fece poi il cataletto, e dentrovi |
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il corpo morto, con l'altre cose che gli sono intorno tanto lodate, |
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nella Scuola di Santa Caterina da Siena: et ancora che alcuni Sanesi, |
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troppo amatori della lor patria, attribuischino queste opere ad altri, |
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facilmente si conosce ch'elleno sono fattura di Timoteo, così per la |
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grazia e dolcezza del colorito come per altre memorie lasciate da lui |
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in quel nobilissimo studio d'eccellentissimi pittori. |
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Ora, benché Timoteo stesse bene et onoratamente in Roma, non |
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potendo, come molti fanno, sopportare la lontananza della patria, |
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essendovi anco chiamato ognora e tiratovi dagl'avisi degl'amici e |
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dai preghi della madre già vecchia, se ne tornò a Urbino, con dispia- |
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cere di Raffaello, che molto per le sue buone qualità l'amava. Né |
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molto dopo, avendo Timoteo a persuasione de' suoi preso moglie |
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in Urbino, et innamoratosi della patria, nella quale si vedeva essere |
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molto onorato, e che è più, avendo cominciato ad avere figliuoli, |
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fermò l'animo et il proposito di non volere più andare attorno, |
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nonostante, come si vede ancora per alcune lettere, che egli fusse da |
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Raffaello richiamato a Roma. Ma non perciò restò di lavorare e fare |
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dimolte opere in Urbino e nelle città all'intorno. In Forlì dipinse |