Volume 4

Edizione Giuntina
    con buona openione dell'universale in grandissima aspettazione. Tor-
    nato dunque alla patria già uomo di ventisei anni, vi si fermò per alcu-
    ni mesi dando bonissimo saggio del saper suo; perciò che fece la pri-
    ma tavola della Madonna nel Duomo, dentrovi, oltre la Vergine, San
5   Crescenzio e San Vitale, all'altare di Santa Croce, dove è un Angelet-
    to sedente in terra che suona la viola con grazia veramente angelica e
    con semplicità fanciullesca, condotta con arte e giudizio. Appresso
    dipinse un'altra tavola per l'altare maggiore della chiesa della Trini-
    tà con una Santa Apollonia a man sinistra del detto altare.
10   Per queste opere et alcune altre, delle quali non accade far men-
    zione, spargendosi la fama et il nome di Timoteo, egli fu da Raffaello
    con molta instanza chiamato a Roma; dove andato di bonissima vo-
    glia, fu ricevuto con quella amorevolezza et umanità che fu non meno
    propria di Raffaello che si fusse l'eccellenza dell'arte. Lavorando
15   dunque con Raffaello, in poco più d'un anno fece grande acquisto,
    non solamente nell'arte, ma ancora nella robba, perciò che in detto
    tempo rimise a casa buone somme di danari. Lavorò col maestro
    nella chiesa della Pace le Sibille di sua mano et invenzione, che sono
    nelle lunette a man destra, tanto stimate da tutti i pittori:
20   il che affermano alcuni che ancora si ricordano averle veduto lavo-
    rare, e ne fanno fede i cartoni che ancor si ritruovano appresso i suoi
    successori. Parimente da sua posta fece poi il cataletto, e dentrovi
    il corpo morto, con l'altre cose che gli sono intorno tanto lodate,
    nella Scuola di Santa Caterina da Siena: et ancora che alcuni Sanesi,
25   troppo amatori della lor patria, attribuischino queste opere ad altri,
    facilmente si conosce ch'elleno sono fattura di Timoteo, così per la
    grazia e dolcezza del colorito come per altre memorie lasciate da lui
    in quel nobilissimo studio d'eccellentissimi pittori.
    Ora, benché Timoteo stesse bene et onoratamente in Roma, non
30   potendo, come molti fanno, sopportare la lontananza della patria,
    essendovi anco chiamato ognora e tiratovi dagl'avisi degl'amici e
    dai preghi della madre già vecchia, se ne tornò a Urbino, con dispia-
    cere di Raffaello, che molto per le sue buone qualità l'amava. Né
    molto dopo, avendo Timoteo a persuasione de' suoi preso moglie
35   in Urbino, et innamoratosi della patria, nella quale si vedeva essere
    molto onorato, e che è più, avendo cominciato ad avere figliuoli,
    fermò l'animo et il proposito di non volere più andare attorno,
    nonostante, come si vede ancora per alcune lettere, che egli fusse da
    Raffaello richiamato a Roma. Ma non perciò restò di lavorare e fare
40   dimolte opere in Urbino e nelle città all'intorno. In Forlì dipinse
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