Volume 3

Edizione Giuntina
    continuamente all'antiquità de' vasi di terra aretini; e nel tempo che
    in Arezzo dimorava messer Gentile Urbinate, vescovo di quella città,
    ritrovò i modi del colore rosso e nero de' vasi di terra che insino al
    tempo del re Porsena i vecchi Aretini lavorarono. Et egli, che indu-
5   striosa persona era, fece vasi grandi al torno d'altezza d'un braccio e
    mezzo, i quali in casa sua si veggiono ancora. Dicono che cercan-
    do egli di vasi in un luogo dove pensava che gl'antichi avessero
    lavorato, trovò in un campo di terra al Ponte alla Calciarella, luogo
    così chiamato, sotto terra tre braccia, tre archi delle fornaci antiche,
10   et intorno a essi di quella mistura molti vasi rotti, [e] degl'interi quat-
    tro, i quali, andando in Arezzo il magnifico Lorenzo de' Medici, da
    Giorgio per introduzzione del vescovo gl'ebbe in dono: onde furono
    cagione e principio della servitù che con quella felicissima casa poi
    sempre tenne. Lavorò Giorgio benissimo di rilievo, come si può ve-
15   dere in casa sua in alcune teste di sua mano.
    Ebbe cinque figliuoli maschi, i quali tutti fecero l'esercizio medesi-
    mo; e tra loro furono buoni artefici Lazzaro e Bernardo, che giovinet-
    to morì a Roma. E certo se la morte non lo rapiva così tosto alla casa
    sua, per l'ingegno che destro e pronto si vide in lui, egli averebbe accresciuto
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Edizione Torrentiniana
20   Arezzo messer Gentile Urbinate, vescovo aretino, ritrovò i modi del co-
    lore e rosso e nero de' vasi di terra che fino al tempo del re Porsenna
    i vecchi Aretini lavorarono. Et egli, che industriosa persona era, fece
    vasi grandi al torno d'altezza di un braccio e mez[z]o, i quali in casa
    di esso si veggono ancora, da quella antiquità per conservazione ritenuti.
25   Dicono che cercando in un luogo de vasi dove pensavano che gli antiqui
    lavorassero, Giorgio trovò in un campo di terra al Ponte alla Calcia-
    rella, luogo così chiamato, sotto la terra tre braccia, tre archi delle forna-
    ci antiche, et attorno cercando vi trovorono di quella mistura vasi rotti
    infiniti, e degli interi quattro, i quali, venendo in Arezzo il magnifico
30   Lorenzo de' Medici, da Giorgio per introduzzione del vescovo gli ebbe
    in dono: i quali prese, e furono cagione del principio della servitù che con
    quella felicissima casa poi sempre tenne. Egli lavorò benissimo di rilie-
    vo, come ne fanno fede in casa sua alcune teste di suo.
    Ebbe cinque figliuoli maschi, i quali tutti fecero lo esercizio medesimo;
35   e tra gli altri artefici buoni furono Lazzaro e Bernardo, che giovinetto
    morì a Roma, disegnatore e pittore di vasi con le figure e tenuto maestro
    molto buono. E certo che se la morte non lo rapiva così tosto alla casa
    nostra, per lo ingegno che destro e pronto si vide in lui, egli averebbe
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