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SPINELLO ARETINO |
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PITTORE. |
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Quando un solo è cagione di illustrare una virtù usatasi roz[z]amente in |
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una patria già per molti anni, e rendendole il vero splendore la fa cono- |
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scere per lodata et ispiritosa, pare che tutti quegli che di sapere e di |
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virtù operano si voltino a lodarlo, a favorirlo, a inalzarlo et ad onorarlo, |
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di maniera che molto si sente caricare il peso delle fatiche quel tale in |
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cercare d'inalzarsi in quella virtù o scienza, attesoché diventano obbligati |
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agli onori tutti coloro a' quali per le virtù e per le fatiche son fatti com- |
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modi e favori nell'arte ingegnose che hanno apprese; come fu fatto in |
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Arezzo a Spinello di Luca Spinelli pittore, il quale dopo la morte di |
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Giotto e Taddeo Gaddi, svegliato dal bello ingegno che aveva, imparò |
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la bella arte della pittura, essendo già dimenticata in quella città la ma- |
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niera de' Greci vecchi, per non avere atteso aretino alcuno, da Marghe- |
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ritone insino a Spinello, a quello esercizio, ancora che Giotto e Taddeo |
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et Iacopo di Casentino vi avessino lavorato molte cose. |
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Spinello adunque, essendo chiamato dal cielo a suscitare nella patria |
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sua una arte tanto ingegnosa e bella, addomesticatosi con Iacopo di |
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Casentino imparò da lui il disegno et il modo del lavorare, e con buona |
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pratica e grazia fece poi infinite cose, perché invag[h]itosi del mestiero |
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non restò mai insino a la morte di esercitarvisi prontamente. |