Volume 6

Edizione Giuntina
    delle virtù del quale Lamberto e d'altri mi ha dato molta notizia
    per sue lettere messer Domenico Lampsonio da Legie, uomo di bel-
    lissime lettere e molto giudizio in tutte le cose, il quale fu famigliare
    del cardinale Polo d'Inghilterra, mentre visse, et ora è segretario di
5   monsignor vescovo e prencipe di Lege. Costui, dico, mi mandò già
    scritta latinamente la Vita di detto Lamberto, e più volte mi ha salu-
    tato a nome di molti de' nostri artefici di quella provincia. E una let-
    tera che tengo di suo, data a dì trenta d'ottobre 1564, è di questo
    tenore:
10   Quattro anni sono ho avuto continuamente animo di ringraziare V. S.
    di due grandissimi benefizii che ho ricevuto da Lei (so che questo le
    parrà strano esordio d'uno che non l'abbia mai vista né conosciuta: cer-
    to sarebbe strano, se io non [l'] avessi conosciuta). Il che è stato insin
    d'allora che la mia buona ventura volse, anzi il Signor Dio, farmi gra-
15   zia che mi venissero alle mani, non so in che modo, i vostri eccellen-
    tissimi scritti degl'architettori, pittori e scultori. Ma io allora non sapea
    pure una parola italiana, dove ora, con tutto che io non abbia mai ve-
    duto l'Italia, la Dio mercé, con leggere detti vostri scritti, n'ho impa-
    rato quel poco che mi ha fatto ardito a scrivervi questa. Et a
20   questo disiderio d'imparare detta lingua mi hanno indotto essi vostri
    scritti: il che forse non averebbono mai fatto quei d'altro nessuno, tiran-
    domi a volergli intendere uno incredibile e naturale amore che fin da
    piccolo ho portato a queste tre bellissime arti, ma più alla piacevolissi-
    ma ad ogni sesso, età e grado, et a nessuno nociva arte vostra, la pittura.
25   Della quale ancora era io allora del tutto ignorante e privo di giudizio,
    et ora, per il mez[z]o della spesso reiterata lettura de' vostri scritti,
    n'intendo tanto che, per poco che sia e quasi niente, è pur quanto basta
    a fare che io meno vita piacevole e lieta, e lo stimo più che tutti gl'ono-
    ri, agi e ricchezze di questo mondo. È questo poco, dico, tanto, che io ri-
30   trarrei di colori a olio, come con qualsivoglia disegnatoio, le cose natura-
    li, e massimamente ignudi et abili d'ogni sorte, non mi essendo bastato
    l'animo d'intromettermi più oltre, come dire a dipigner cose più in-
    certe che ricercano la mano più esercitata e sicura, quali sono pae-
    saggi, alberi, acque, nuvole, splendori, fuoc[h]i, ec.. Nelle quali cose
35   ancora, sì come anco nell'invenzioni fino a un certo che, forse, e per un
    bisogno, potrei mostrare d'aver fatto qualche poco d'avanzo per mezzo
    di detta lettura. Pur mi sono contento nel sopradetto termine di far
    solamente ritratti, e tanto maggiormente che le molte occupazioni,
    le quali l'uffizio mio porta necessariamente seco, non me lo permettono.
40   E per mostrarmi grato e conoscente in alcun modo di questi benefizii
    d'avere, per vostro mezzo, apparato una bellissima lingua et a dipi-
    gnere, vi arei mandato con questa un ritrattino del mio volto, che ho
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