Volume 6

Edizione Giuntina
    maggiore studio alle cose dell'arte: e così si mise a disegnare et a cer-
    care d'imitare con ogni sforzo l'opere di Michelagnolo. Ma fu inter-
    rotto quel suo buon proposito dall'infelice Sacco di Roma, l'anno
    1527; perché trovandosi il povero uomo prigione degli Spagnuoli e
5   mal condotto, in tanta miseria ricorse all'aiuto divino, facendo voto,
    se usciva salvo di quella rovina miserabile e di mano a que' nuovi
    Farisei, di sùbito farsi frate. Onde essendosi salvato per grazia di
    Dio, e condottosi a Mantova, si fece religioso nel monasterio di San
    Ruffino dell'ordine de' Canonici Regolari Scopetini, essendo-
10   gli stato promesso, oltre alla quiete e riposo della mente e tranquil-
    l'ozio di servire a Dio, che arebbe comodità di attendere alle volte,
    quasi per passatempo, a lavorare di minio. Preso dunque l'abito e
    chiamatosi don Giulio, fece in capo all'anno professione e poi per ispa-
    zio di tre anni si stette assai quietamente fra que' padri, mutandosi
15   d'uno in altro monasterio, secondo che più a lui piaceva, come altrove
    s'è detto, e sempre alcuna cosa lavorando. Nel qual tempo condusse
    un libro grande da coro con minii sottili e bellissime fregiature, fa-
    cendovi fra l'altre cose un Cristo che appare in forma d'ortolano a
    Madalena, che fu tenuto cosa singolare. Per che, cresciutogli l'animo,
20   fece, ma di figure molto maggiori, la storia dell'adultera accusata da'
    Giudei a Cristo, con buon numero di figure. Il che tutto ritrasse da
    una pittura, la quale di que' giorni avea fatta Tiziano Vecello, pittore
    eccellentissimo. Non molto dopo avvenne che, tramutandosi don
    Giulio da un monasterio a un altro, come fanno i monaci o ' frati, si
25   ruppe sgraziatamente una gamba; per che condotto da que' padri, ac-
    ciò meglio fusse curato, al monasterio di Candiana, vi dimorò senza
    guarire alcun tempo, essendo forse male stato trattato, come s'usa,
    non meno dai padri che da' medici. La qual cosa intendendo il cardi-
    nal Grimani, che molto l'amava, per la sua virtù ottenne dal Papa di
30   poterlo tenere a' suoi servigii e farlo curare. Onde cavatosi don Giulio
    l'abito e guarito della gamba, andò a Perugia col cardinale, che là era
    legato, e lavorando gli condusse di minio quest'opere: un Uffizio di
    Nostra Donna, con quattro bellissime storie; et in uno epistolario,
    tre storie grandi di San Paulo Apostolo, una delle quali indi a non
35   molto fu mandata in Ispagna. Gli fece anco una bellissima Pietà et
    un Crucifisso, che dopo la morte del Grimani capitò alle mani di
    messer Giovanni Gaddi, cherico di camera. Le quali tutte opere fece-
    ro conoscere in Roma don Giulio per eccellente e furono cagione che
    Alessandro cardinal Farnese, il quale ha sempre aiutato, favorito e
40   voluto appresso di sé uomini rari e virtuosi, inteso la fama di lui e
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