Volume 5

Edizione Giuntina
    Romano, né chi fra loro fusse di lui più fondato, fiero, sicuro, ca-
    priccioso, vario, abondante et universale; per non dire al presente
    che egli fu dolcissimo nella conversazione, ioviale, affabile, grazioso
    e tutto pieno d'ottimi costumi: le quali parti furono cagione che
5   egli fu di maniera amato da Raffaello, che se gli fusse stato figliuolo,
    non più l'arebbe potuto amare; onde avvenne che si servì sempre di
    lui nell'opere di maggiore importanza, e particolarmente nel lavo-
    rare le logge papali per Leone Decimo. Perché avendo esso Raffaello
    fatto i disegni dell'architettura, degl'ornamenti e delle storie,
10   fece condurre a Giulio molte di quelle pitture, e fra l'altre la Creazione
    di Adamo et Eva, quella degl'animali, il fabricare dell'Arca di Noè, il
    Sacrifizio, e molte altre opere che si conoscono alla maniera, come
    è quella dove la figliuola di Faraone con le sue donne trova Moisè
    nella cassetta gettato nel fiume dagl'Ebrei; la quale opera è mara-
15   vigliosa per un paese molto ben condotto. Aiutò anco a Raffaello
    colorire molte cose nella camera di Torre Borgia, dove è l'Incendio
    di Borgo, e particolarmente l'imbasamento fatto di colore di bronzo,
    la contessa Matilda, il re Pipino, Carlo Magno, Gottifredi Buglioni
    re di Ierusalem, con altri benefattori della Chiesa, che sono tutte
20   bonissime figure; parte della quale storia uscì fuori in istampa, non è
    molto, tolta da un disegno di mano di esso Giulio; il quale lavorò
    anco la maggior parte delle storie che sono in fresco nella loggia di
    Agostin Chigi, et a olio lavorò sopra un bellissimo quadro d'una
    Santa Lisabetta, che fu fatto da Raffello e mandato al re Francesco
25   di Francia insieme con un altro quadro d'una Santa Margherita,
    fatto quasi interamente da Giulio col disegno di Raffaello, il quale
    mandò al medesimo re il ritratto della vicereina di Napoli, il quale
    non fece Raffaello altro che il ritratto della testa di naturale, et il
    rimanente finì Giulio. Le quali opere, che a quel re furono gratissime,
- pagina 56 -

Edizione Torrentiniana
30   Fu Giulio Romano di[s]cepolo del grazioso Raffaello da Urbino, e
    per la natura di lui mirabile et ingegnosa meritò più degli altri essere
    amato da Raffaello, che ne tenne gran conto come quello che di disegno,
    d'invenzione e di colorito tutti i suoi discepoli avanzò di gran lunga. E
    ben lo mostrò Raffaello, mentre che visse, nel farlo di continuo lavorare
35   su tutte le più importanti cose che egli dipignesse, nelle quali, come curioso
    e desideroso d'imitare il suo maestro, attese molto alle cose d'architettura;
    e per lo diletto che in tal cosa sempre pigliò, fece di nuove, capricciose e
    belle fantasie: come si vede ancora alla vigna del Papa, vicino a Monte
- pagina 56 -
pagina precedentepagina successiva