Volume 5

Edizione Giuntina
    non tenere fermo il pensiero all'arte, la quale non è trovata se non
    da chi la cerca, e trovata non vuole essere abbandonata, perché si
    fugge. Sono di mano di Davitte nell'orto de' monaci degl'Angeli di
    Firenze, in testa della viottola che è dirimpetto alla porta che va in
5   detto orto, due figure a fresco a piè d'un Crucifisso, cioè San Bene-
    detto e San Romualdo, et alcun'altre cose simili, poco degne che di
    loro si faccia alcuna memoria. Ma non fu poco, poi che non volle
    Davitte attendere all'arte, che vi facesse attendere con ogni stu-
    dio e per quella incaminasse Ridolfo, figliuolo di Domenico e
10   suo nipote; con ciò fusse che, essendo costui, il quale era a custo-
    dia di Davitte, giovinetto di bell'ingegno, fugli messo a esercitare
    la pittura e datogli ogni commodità di studiare dal zio, il quale si
    pentì tardi di non avere egli studiatola, ma consumato il tempo die-
    tro al musaico.
15   Fece Davit sopra un grosso quadro di noce, per mandarla al re di
    Francia, una Madonna di musaico con alcuni Angeli attorno, che fu
    molto lodata; e dimorando a Montaione, castello di Valdelsa, per aver
    quivi commodità di vetri, di legnami e di fornaci, vi fece molte cose
    di vetri e musaici, e particolarmente alcuni vasi che furono donati
20   al magnifico Lorenzo Vecchio de' Medici; e tre teste, cioè di San
    Piero e San Lorenzo e quella di Giuliano de' Medici in una teg[g]hia
    di rame, le quali son oggi in guardaroba del Duca. Ridolfo intanto,
    disegnando al cartone di Michelagnolo, era tenuto de' migliori di-
    segnatori che vi fussero, e perciò molto amato da ognuno,
25   e particolarmente da Raffaello Sanzio da Urbino, che in quel tempo,
    essendo anch'egli giovane di gran nome, dimorava in Fiorenza, come
    s'è detto, per imparare l'arte.
    Dopo aver Ridolfo studiato al detto cartone, fatto che ebbe buona
    pratica nella pittura sotto fra' Bartolomeo di San Marco, ne sapea già
30   tanto, a giudizio de' migliori, che dovendo Raffaello andare a Roma,
    chiamato da papa Giulio Secondo, gli lasciò a finire il panno azurro
    et altre poche cose che mancavano al quadro d'una Madonna che
    egli avea fatta per alcuni gentiluomini sanesi: il qual quadro finito
    che ebbe Ridolfo con molta diligenza, lo mandò a Siena. E non fu
35   molto dimorato Raffaello a Roma, che cercò per molte vie di condurre
    Ridolfo; ma non avendo mai perduta colui la cupola di veduta
    (come si dice), né sapendosi arrecare a vivere fuor di Fiorenza, non
    accettò mai partito che diverso o contrario al suo vivere di Firenze gli
    fusse proposto.
40   Dipinse Ridolfo nel monasterio delle monache di Ripoli due tavole
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Edizione Torrentiniana
    Francia. E per avere comodità di vetri a suo modo e di legnami, dimorò
    lungamente a Monte Aione, dove fece molte cose et alcuni vasi, che furono
    poi donati a Lorenzo de' Medici Vecchio, e tre teste, una di Giuliano suo
    fratello in una tegghia di rame, l'altra di San Piero e l'altra di San Lorenzo,
45   per saggio e testimonianza della sua virtù. Visse onoratamente e da persona
    magnifica e lasciò bonissime sustanzie. Passò di questa vita di anni LXXIIII
    per una malattia di febbre nel MDXXV, e da Ridolfo suo fratello gli fu dato
    in Santa Maria Novella, in compagnia degli altri fratelli, onorata sepoltura.
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