Volume 5

Edizione Giuntina
    e particolarmente in rispondendo a chi picchiava la porta, tanto bene
    che pareva Giovannantonio stesso, come benissimo sanno tutti i Sa-
    nesi. Similmente gl'altri animali erano tanto domestichi, che sempre
    stavano intorno aùllui per casa, facendo i più strani giuochi et i più
5   pazzi versi del mondo, di maniera che la casa di costui pareva pro-
    prio l'arca di Noè. Questo vivere adunque, la strattezza della vita,
    e l'opere e pitture, ch'e' pur faceva qualcosa di buono, gli facevano
    avere tanto nome fra' Sanesi, cioè nella plebe e nel volgo
    perché i gentiluomini lo conoscevano davantaggio -, che egli era te-
10   nuto appresso di molti grand'uomo. Per che, essendo fatto generale
    de' monaci di Monte Oliveto fra' Domenico da Lecco, lombardo, e
    andandolo il Soddoma a visitarlo a Monte Oliveto di Chiusuri, luo-
    go principale di quella Relligione, lontano da Siena XV miglia, seppe
    tanto dire e persuadere, che gli fu dato a finire le storie della vita di
15   San Benedetto, delle quali aveva fatto parte in una facciata Luca
    Signorelli da Cortona; la quale opera egli finì per assai piccol prezzo,
    e per le spese che ebbe egli et alcuni garzoni e pestacolori che gl'aiu-
    tarono. Né si potrebbe dire lo spasso che mentre lavorò in quel
    luogo ebbero di lui que' padri, che lo chiamavano il Mattaccio, né
20   le pazzie che vi fece. Ma tornando all'opera, avendovi fatte alcune
    storie tirate via di pratica senza diligenza, e dolendosene il Generale,
    disse il Mattaccio che lavorava a capricci e che il suo pennello bal-
    lava secondo il suono de' danari e che, se voleva spender più, gli
    bastava l'animo di far molto meglio; per che, avendogli promesso
25   quel Generale di meglio volerlo pagare per l'avenire, fece Giovannan-
    tonio tre storie che restavano a farsi ne' cantoni, con tanto più studio
    e diligenza che non avea fatto l'altre, che riuscirono molto migliori.
    In una di queste è quando S. Benedetto si parte da Norcia e dal pa-
    dre e dalla madre per andare a studiare a Roma; nella seconda, quan-
30   do San Mauro e S. Placido fanciulli gli sono dati e offerti a Dio dai
    padri loro; e nella terza quando i Gotti ardono Monte Cas[s]ino. In
    ultimo fece costui, per far dispetto al generale et ai monaci, quando
    Fiorenzo, prete e nimico di San Benedetto, condusse intorno al mo-
    nasterio di quel sant'uomo molte meretrici a ballare e cantare per
35   tentare la bontà di que' padri; nella quale storia il Soddoma, che era
    così nel dipignere come nell'altre sue azzioni disonesto, fece un ballo
    di femine ignude disonesto e brutto affatto; e perché non gli sarebbe
    stato lasciato fare, mentre lo lavorò non volle mai che niuno de' mo-
    naci vedesse. Scoperta dunque che fu questa storia, la voleva il Ge-
40   nerale gettar per ogni modo a terra e levarla via; ma il Mattaccio,
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